parco dell’aveto

San Martino di Licciorno e… i luoghi magici del cuore

San Martino di Licciorno e… i luoghi magici del cuore. C’è un posto in Liguria dove il cuore batte forte, dove si rimane senza fiato grazie all’impatto emozionale del contorno naturale: è la Chiesa di San Martino del Licciorno. Ma, ai piedi delle Rocche di Borzone, le sorprese sono molte. Un itinerario magico tra cascate, sorgenti sanguigne taumaturgiche, ruderi misteriosi come rovine Maya, volti scolpiti nella pietra.

San Martino di Licciorno, al centro della Vallee Stura

Siamo nel cuore della Valle Stura, una vallata dell’Appennino ligure, attraversata dal torrente omonimo, che nasce presso i Piani di Praglia e confluisce nell’Orba all’altezza di Ovada.

Valle Stura

Oggi vi porto in Val Penna, all’interno del Parco dell’Aveto a pochi chilometri da Lavagna. Usciti al casello di Lavagna dell’autostrada A12 Genova –Livorno, si prosegue in direzione Carasco per poi imboccare la provinciale che porta in direzione di Borzonasca. Dopo circa 10 km, appena entrati nel paese, si prende l’incrocio sulla destra per Prato Sopralacroce (provinciale n°49) e, quindi, si prosegue per altri 9 km.

Val Penna

Si arriva, facilmente a Prato Sopralacroce, il paese delle meraviglie, attraverso, però, una strada dalle numerose curve. Arrivati nella piazza (riconoscibile per un monumento di tubi Rossi e l’osteria ), si prosegue per 2,5 km lungo la strada provinciale.

Prato Sopralacroce

Da qui, si può già parcheggiare l’auto e cominciare ad andare a piedi fino a raggiungere la frazione di Vallepiana (15 minuti di camminata) oppure  proseguire in auto – posteggio permettendo – e si arriva, dopo poco, alla Chiesa di Vallepiana, una bella chiesetta gialla sulla vostra destra.
Lì, si trova, su un cancello sulla vostra destra, il cartello con scritto SAN MARTINO DI LICCIORNO. Basta scendere le scale dalla chiesa e prendere il sentierino che scende sotto la chiesa. Percorretelo (3 minuti).

A questo punto, si arriva su un sentiero molto largo e, subito dopo, un sentiero piccolo piccolo sulla destra che scenderà, accompagnato da un paletto di legno con scritto l’indicazione per la chiesa.
Tutto il sentiero è contrassegnato da due lineette rosse parallele tra di loro, sia su alberi che su pietre che su muri, non ci si può sbagliare.
Qua e là, poi, sarà necessario guadare, in qualche tratto, il ruscello che attraversa il bosco. In altri punti, invece, sono presenti caratteristiche passerelle in legno.

La chiesa nel bosco di San Martino di Licciorno

Dopo circa 20 minuti di cammino, si staglierà, quasi all’improvviso, la famosa chiesa nel bosco di San Martino di Licciorno (o Liciorno), votata 4.000 volte come luogo del cuore Fai, che domina una scena così angusta, verde, dimenticata. In questo luogo avvolto dal mistero, ci si muove attorno a pietre che sanno di antico. Viene spontaneo, infatti, chiedersi come potesse essere questo luogo 1.000 anni fa…

Lungo il sentiero che collega le frazioni di Vallepiana e Zolezzi, in prossimità della confluenza tra i torrenti Penna e Borzone, si incontrano i ruderi della chiesa medievale di San Martino di Licciorno, toponimo che sembra richiamare la presenza di boschi di lecci, mangiati dal tempo e dalla vegetazione. Brillano sulla cima piccole tegole di ardesia. Al di sotto, si svelano, appunto, i ruderi della chiesa, immersi nel bosco e che ci porta in un luogo da favola avvolto nel mistero.

Tra storia e…

Misteriosa e affascinante anche la storia della chiesa. Eretta dai monaci Benedettini dell’Abbazia di Borzone durante l’anno 1000,  i ruderi della chiesa di San Martino di Licciorno sono un luogo unico e ricco di fascino nell’entroterra ligure. La muratura superstite sembra appartenere al XVII – XVIII secolo, ma la planimetria potrebbe essere medievale, anche IV secolo. Pare che un tempo ci fosse un nucleo abitato nei pressi, poi scomparso. San Martino fu abbandonata a metà dell’’800. Qui, passava la via del sale e la chiesa, probabilmente, fu costruita per offrire ospitalità a viandanti e pellegrini.

Chiesa San Martino di Licciorno

Tradizione popolare

L’elemento di maggior spicco è il campanile, che svetta tra la vegetazione a sormontare i resti dell’abside e delle mura perimetrali, come un fantasma del passato, immobile e silenzioso. La tradizione popolare ricorda San Martino come la più antica parrocchia della valle, in seguito sostituita dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Prato, alla quale risulta storicamente annessa almeno dal 1498. L’unico arredo superstite di San Martino di Licciorno, e qui conservato, è un dipinto che rappresenta i santi Lorenzo, Martino, Rocco, Sebastiano, Antonio Abate che intercedono presso la Vergine e la Santissima Trinità.

Santa Maria Assunta Prato Sopralacroce

L’Abbazia di Sant’Andrea di Borzone

La chiesa nel bosco, risalente al 1298, aggrovigliata dagli alberi, avvolta dal mistero, non è l’unico luogo ad essere carico di energia: c’è anche la misteriosa Abbazia di Sant’Andrea di Borzone, dove sembra quasi di udire l’eco dei canti gregoriani, nel comune di Borzonasca, a 355 metri s.l.m. Il complesso religioso dall’eccezionale valore storico, riferibile al periodo romanico e tardo-romanico,  è probabile che sia nato per opera dei monaci di Bobbio, preceduti nella loro missione evangelizzatrice dai fratelli di San Colombano. Prima di seguire la pista che porta a Zolezzi, borgo del XVI – XVII secolo, si abbraccia l’unico cipresso ultracentenario sopravvissuto, silenzioso testimone di secoli di storia insieme alla vicina abbazia. Un luogo solitario e suggestivo.

Abbazia San Andrea di Borzone

La passeggiata dei ciliegi

Proseguendo la passeggiata, attraverserete, sempre al fresco e all’ombra, il bosco, scendendo prima e risalendo poi verso la piccola frazione di Zolezzi.

Da qui, si trovano, via via, in successione, diversi ciliegi che, in stagione, vi attireranno col loro prezioso carico di frutti che propendono su una strada pubblica…

Proseguite lungo la strada asfaltata, che è completamente pianeggiante, per circa 1 chilometro. Anche in questo tratto sono presenti alberi da frutto mentre a bordo strada, faranno capolino, qua e là, e in stagione, anche le succose fragoline di bosco che possono essere tranquillamente raccolte.

La nostra prossima meta è un oggetto ancora più misterioso della chiesa: il famoso volto megalitico di Borzone.

Il volto megalitico di Borzone

Poco distante, presso il borgo di Zolezzi, in località Rocche di Borzone, e  sotto la rupe, c’è un’enigmatica scultura si trova il famoso volto rupestre di Gesù Cristo, una delle sculture megalitiche più grandi  d’Europa.

Con i suoi 7 metri di altezza, venne scoperta nel 1965 da Armando Giuliani, assessore del Comune di Borzonasca e, da allora, ha continuato a suscitare interesse nel mondo scientifico quanto alla sua origine.

La leggenda vuole che siano stati i Monaci Benedettini del monastero di Sant’Andrea di Borzone, edificio che divenne Abbazia nel 1184, a scolpire il volto di Cristo nella roccia.

Il Volto megalitico di Borzone

Altre teorie, invece, sostengono che l’opera possa avere origini molto più antiche, risalenti addirittura al Paleolitico Superiore.

Certo è che quel volto enigmatico che ci guarda immerso nella vegetazione, racchiude in sé fascino e mistero di un tempo lontano e questo resta, indiscutibilmente, il motivo principale che spinge molte persone a salire quassù per ammirarlo.

Sulla via di ritorno

Si torna poi dallo stesso percorso: circa 5 km fra andata e ritorno, e  con un dislivello di 245 metri. Rientrare a Prato è altrettanto suggestivo piacevole. Dopo venti minuti di sentiero nel bosco, si imbocca una carrozzabile e poi l’asfaltata, con vista sulla valle.

Chiesa San Martino di Licciorno

Si riparte per la sorgente rossa e…

E, si continua, riprendendo l’auto fin sopra Zanoni alto, al sentiero per la cascata da Cianà. Un quarto d’ora a piedi, eccoci di nuovo in un bosco. Poco prima della cascata, incontriamo la sorgente di acqua ferruginosa.

sorgente acqua rossa

Curiosità: nell’’800, grazie a quest’acqua carbonico-ferruginosa ricostituente per chi soffre di “anemia, affezioni epatiche e gastroenteriche” e non solo, Sopralacroce diventa una stazione termale molto frequentata (400 posti letto), almeno finché non arriva la moda delle sorgenti di alta montagna. Oggi, è una cannetta che butta fuori acqua rossastra.

verso la cascata bianca

Poco sopra, ci si dirige verso la cascata da Cianà, tra le rocce e il verde: una bianca visione rinfrescante, inaspettatamente alta, e gonfia d’acqua. E, dulcis, ci aspettano un castagno elefante e una palestra di roccia …

Cascata da Cianà

A volte vorrei raccontare l’odore del bosco. È legno umido, pietra, muschio, qualcosa di smosso nel terreno (forse l’abisso?), un principio di frutta e bacche e foglie, una scia lasciata da fate o principesse e il pelo selvaggio di qualche animale.

Perdersi nei boschi, in qualsiasi momento, è un’esperienza sorprendente e memorabile, e insieme preziosa…

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Al lago di Giacopiane con i Cavalli Selvaggi dell’Aveto

Al lago di Giacopiane con i Cavalli Selvaggi dell’Aveto. E’ un bacino artificiale situato in valle Sturla, poco sopra l’abitato di Borzonasca, l’entroterra di Chiavari, e nel Parco Naturale Regionale dell’Aveto. Una suggestiva gita al lago, meglio nei mesi estivi, una full immersion a contatto con la natura, lontano dal vortice cittadino, con la possibilità di osservare da vicino i famosi cavalli selvaggi dell’Aveto.

Lago di Giacopiane, l’itinerario per l’auto

Il lago si può raggiungere, facilmente, in auto. Occorre uscire al casello di Lavagna, dell’autostrada A12 Genova-Rosignano, e da qui seguire le indicazioni per Carasco. Giunti alla rotonda principale di Carasco, seguire per Borzonasca, attraverso la SS 586. La distanza dal casello è di 16 km. Superato l’abitato di Borzonasca, dopo poche curve, trovate la deviazione per il lago di Giacopiane.

Prima, però, fermatevi in un bar del paese di Borzonasca (tutti i giorni, in orario di apertura al pubblico, anche nel pomeriggio), per comprare il permesso ( 5 euro il giornaliero per una macchina, esclusi camper e autocaravan che sono vietati) che vi dà l’accesso al lago. Basta comunicare la targa e il nome di chi guida, esponendo poi il tagliando che viene rilasciato sul cruscotto, quando si posteggia l’auto. L’alternativa, per raggiungere il lago, è passando da Sopralacroce, raggiungendo la frazione di Perlezzi e poi, facendo una bella escursione tra i boschi – tutto segnalato dal Parco dell’Aveto – e, in poco tempo, si arriva a destinazione anche a piedi, senza necessariamente fare il biglietto e arrivare in macchina.

Il-Lago-di-Giacopiane-la diga

Si prosegue poi lungo la statale 586 per altri 7 km fino a incrociare, a destra, la strada comunale che, in altri 7 km e numerose curve, giunge al lago. Si sale in quota, quindi, lungo una strada asfaltata e si raggiunge il bacino che è a circa 1000 m s.l.m. In estate è possibile la balneazione, lontano dalle strutture della diga; lungo le sponde si trovano tanti campeggiatori e piccole vallette dove fermarsi per un picnic o un barbecue.

Il percorso, tra natura e centri abitati

Un percorso seducente, caratterizzato dalla presenza di rocce di rilevante interesse geologico e foreste di faggi, snodandosi fra piccoli centri abitati (Sòria, Gazzolo, Devoti e Barca di Gazzolo) testimoni della civiltà contadina dell’entroterra ligure (la cosiddetta civiltà della castagna). Si passa attraverso boschi di castagno, terrazzamenti (le tipiche “fasce”, terreni rubati alla montagna destinati ad una agricoltura esercitata in condizioni estreme) e panorami del Tigullio che da precipizi elevati spaziano fino al mare. Qualche sosta, lungo il tragitto, regala scorci unici per ammirare, nelle giornate più nitide, anche la Corsica.

L’anello del Lago

Una volta a destinazione una strada sterrata di circa 4 km, che costeggia il lago principale, offre l’opportunità di una passeggiata non impegnativa, piacevole e adatta a tutti, lungo la quale è facile scorgere, con un po’ di fortuna e magari nelle ore più calde, lungo le rive, piccole mandrie di bovini e dei famosi cavalli selvaggi dell’Aveto, che vivono in libertà nella zona e scendono al lago per abbeverarsi. Non vanno avvicinati in alcun modo, non perché siano pericolosi, ma perché sono nel loro habitat (siamo noi gli intrusi) e vanno lasciati tranquilli. Ci sono anche mandrie di mucche che, pigramente, riposano sulle sponde del lago.

lago giacopiane e i cavalli selvaggi d'aveto

E’ possibile rilassarsi a bordo lago o al fresco all’ombra di maestosi alberi secolari, oppure sostare nell’area picnic appositamente attrezzata lungo il percorso ma, non essendo presente alcun esercizio commerciale nell’intera area, è consigliabile giungere forniti di cibo e bevande.

Pronti, dunque, per fare il giro del lago nella straordinaria bellezza di questa riserva naturale.

Il giro del lago Giacopiane

I Cavalli selvaggi dell’Aveto

Nell’area del Parco Naturale Regionale dell’Aveto, tra pascoli e faggete, vive un branco di cavalli selvaggi composto da una quarantina di capi. Eredi di un piccolo gruppo, il cui proprietario è morto da tempo, sono sopravvissuti adattandosi alla perfezione alla vita in natura.

L’incontro con i cavalli di razza bardigiana, che da decenni trascorrono le estati in alpeggio, ha permesso la riproduzione e la nascita di nuove famiglie che, nell’ultimo decennio, non hanno mai avuto rapporti con l’uomo.

Il loro comportamento in natura è del tutto comparabile a quello dei Mustang delle praterie americane e dei cavalli di Przewalski della Mongolia. Lo studio del comportamento dei cavalli in branco è oggetto di interesse sempre crescente, e non c’è modo migliore per comprendere l’etologia equina dell’osservazione in natura.

Vita da branco

Si muovono liberi in un’aerea che va dai 16 ai 25 chilometri quadrati. Sono stati identificati 5 stalloni, mentre il numero delle femmine è maggiore, circa 3 femmine per ogni maschio, e una media di 3-4 puledri per branco.

All’interno del branco ognuno ha il suo ruolo, le femmine guidano il gruppo e sono più brave a trovare le vie di fuga in caso di pericolo, mentre i maschi fanno le sentinelle. Il ruolo guida viene sempre assegnato per competenza…

I Cavalli Selvaggi d'Aveto

Evelina Isola, guida ambientale escursionistica che, grazie alla passione per il cavallo, è diventata anche accompagnatore escursionistico equestre, cura i cavalli selvaggi come fossero figli suoi. Paola Marinari, medico a Moneglia, dal 2009 si occupa della tutela e della conservazione dei Cavalli selvaggi dell’Aveto. Nel 2012, convinta del loro grande valore naturalistico, si fa promotrice, insieme a Evelina, del Progetto Wild-Horse-watching.

Il progetto Wild Horsewatching – I Cavalli Selvaggi dell’Aveto

Nato nel 2012, il progetto Wild Horsewatching – I Cavalli Selvaggi dell’Aveto  ha  lo scopo di divulgare questa incredibile realtà.
L’horsewatching nasce per creare occasioni di osservazione in natura e, contemporaneamente, dare visibilità a questi animali rendendoli una risorsa per il territorio in cui vivono, un territorio di grande pregio naturalistico, ricco di tradizioni e di storia.

Il progetto, infatti, prevede escursioni guidate da un esperto naturalista e accompagnatore equestre. La passeggiata è lunga circa 4 km e si compie agevolmente in 1 ora circa. E’ interamente pianeggiante, perciò adatta anche ai bambini non particolarmente abituati a camminare. Esiste una sola area picnic dotata di tavoli, ma numerosi sono i posti dove è possibile stendere il telo. 

Non ci sono cestini o bidoni portarifiuti per cui di eventuali immondizie, e nel rispetto di comportamenti “green”, è opportuno farsene carico in autonomia.

Le pietre del lago di Giacopiane

A seconda delle stagioni il livello dell’acqua può variare di molto, ma io trovo che il paesaggio sia sempre bellissimo sia con il lago pieno, sia quando le sponde emergono con le loro pietre particolarissime.

Eh sì, perché il lago di Giacopiane è meta di chi è in cerca di suiseki (“pietra lavorata dall’acqua” in giapponese). Queste pietre, plasmate dall’acqua, hanno forme particolari, evocative di elementi naturali e, pare, favoriscano la meditazione.

Per gli escursionisti più coraggiosi

 Il lago di Giacopiane è anche punto di partenza per escursioni più impegnative, per i trekkers più coraggiosi, che raggiungono le vette vicine da cui si godono panorami stupendi sui monti di Liguria e fino al mare.

Per chi decide di affrontare percorsi di trekking un po’ più impegnativi, esistono diversi  itinerari capaci di sodisfare gli amanti di questa attività. Anelli di sentieri percorribili a piedi, in mountain bike o a cavallo, permettono di ritornare alla propria posizione di partenza senza bisogno di ripetere il percorso in direzione inversa.

Tra verdi foreste di faggi ed ampie radure, si passa dai 1000 metri dei laghi per arrivare a quota oltre i 1700 del Monte Aiona, passeggiando immersi in ambienti incontaminati. I sentieri sono sempre ben segnalati poiché la zona è un crocevia importante, da qui infatti è possibile percorre una parte dell’Alta via dei Monti Liguri, un percorso che attraversa tutta la LIGURIA da Ventimiglia (IM) a Ceparana (SP).

Percorsi trekking disponibili

Vi propongo alcuni dei percorsi trekking percorribili e altri sentieri:

  • Anello delle Moglie: si attraversano delle piccole zone umide, le “moglie” appunto (dal latino mollus, molle, umido), che si sono formate circa 10.000 anni fa durante l’ultima glaciazione. Esse presentano elementi di flora e fauna specifici di questi ambienti;
  • AVML (Alta Via dei Monti Liguri, che attraversa longitudinalmente tutta la Liguria). La si raggiunge alla Cappella delle Lame (A7) o al Passo Prè de Lame (segnavia rombo rosso);
  • Altri sentieri raggiungono il Monte Bragaceto (h. 0.30), che lo sovrasta, il Monte Aiona (h. 3.00) ed altre località.

Acqua, terra, natura e… cavalli selvaggi. Un viaggio, una nuova cultura di viaggio per mettersi a contatto con i rari elementi di grazia: bellezza, spirito e fuoco. Il cavallo percorre veloce le strade e annuncia con i suoi zoccoli che sfiorano la terra l’appuntamento puntuale con il vento e la libertà.

L’odore del cavallo, il rumore dei suoi zoccoli, il suo nitrito… Il cavallo prende già forma anche se non lo si vede. 

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