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Al lago di Giacopiane con i Cavalli Selvaggi dell’Aveto

Al lago di Giacopiane con i Cavalli Selvaggi dell’Aveto. E’ un bacino artificiale situato in valle Sturla, poco sopra l’abitato di Borzonasca, l’entroterra di Chiavari, e nel Parco Naturale Regionale dell’Aveto. Una suggestiva gita al lago, meglio nei mesi estivi, una full immersion a contatto con la natura, lontano dal vortice cittadino, con la possibilità di osservare da vicino i famosi cavalli selvaggi dell’Aveto.

Lago di Giacopiane, l’itinerario per l’auto

Il lago si può raggiungere, facilmente, in auto. Occorre uscire al casello di Lavagna, dell’autostrada A12 Genova-Rosignano, e da qui seguire le indicazioni per Carasco. Giunti alla rotonda principale di Carasco, seguire per Borzonasca, attraverso la SS 586. La distanza dal casello è di 16 km. Superato l’abitato di Borzonasca, dopo poche curve, trovate la deviazione per il lago di Giacopiane.

Prima, però, fermatevi in un bar del paese di Borzonasca (tutti i giorni, in orario di apertura al pubblico, anche nel pomeriggio), per comprare il permesso ( 5 euro il giornaliero per una macchina, esclusi camper e autocaravan che sono vietati) che vi dà l’accesso al lago. Basta comunicare la targa e il nome di chi guida, esponendo poi il tagliando che viene rilasciato sul cruscotto, quando si posteggia l’auto. L’alternativa, per raggiungere il lago, è passando da Sopralacroce, raggiungendo la frazione di Perlezzi e poi, facendo una bella escursione tra i boschi – tutto segnalato dal Parco dell’Aveto – e, in poco tempo, si arriva a destinazione anche a piedi, senza necessariamente fare il biglietto e arrivare in macchina.

Il-Lago-di-Giacopiane-la diga

Si prosegue poi lungo la statale 586 per altri 7 km fino a incrociare, a destra, la strada comunale che, in altri 7 km e numerose curve, giunge al lago. Si sale in quota, quindi, lungo una strada asfaltata e si raggiunge il bacino che è a circa 1000 m s.l.m. In estate è possibile la balneazione, lontano dalle strutture della diga; lungo le sponde si trovano tanti campeggiatori e piccole vallette dove fermarsi per un picnic o un barbecue.

Il percorso, tra natura e centri abitati

Un percorso seducente, caratterizzato dalla presenza di rocce di rilevante interesse geologico e foreste di faggi, snodandosi fra piccoli centri abitati (Sòria, Gazzolo, Devoti e Barca di Gazzolo) testimoni della civiltà contadina dell’entroterra ligure (la cosiddetta civiltà della castagna). Si passa attraverso boschi di castagno, terrazzamenti (le tipiche “fasce”, terreni rubati alla montagna destinati ad una agricoltura esercitata in condizioni estreme) e panorami del Tigullio che da precipizi elevati spaziano fino al mare. Qualche sosta, lungo il tragitto, regala scorci unici per ammirare, nelle giornate più nitide, anche la Corsica.

L’anello del Lago

Una volta a destinazione una strada sterrata di circa 4 km, che costeggia il lago principale, offre l’opportunità di una passeggiata non impegnativa, piacevole e adatta a tutti, lungo la quale è facile scorgere, con un po’ di fortuna e magari nelle ore più calde, lungo le rive, piccole mandrie di bovini e dei famosi cavalli selvaggi dell’Aveto, che vivono in libertà nella zona e scendono al lago per abbeverarsi. Non vanno avvicinati in alcun modo, non perché siano pericolosi, ma perché sono nel loro habitat (siamo noi gli intrusi) e vanno lasciati tranquilli. Ci sono anche mandrie di mucche che, pigramente, riposano sulle sponde del lago.

lago giacopiane e i cavalli selvaggi d'aveto

E’ possibile rilassarsi a bordo lago o al fresco all’ombra di maestosi alberi secolari, oppure sostare nell’area picnic appositamente attrezzata lungo il percorso ma, non essendo presente alcun esercizio commerciale nell’intera area, è consigliabile giungere forniti di cibo e bevande.

Pronti, dunque, per fare il giro del lago nella straordinaria bellezza di questa riserva naturale.

Il giro del lago Giacopiane

I Cavalli selvaggi dell’Aveto

Nell’area del Parco Naturale Regionale dell’Aveto, tra pascoli e faggete, vive un branco di cavalli selvaggi composto da una quarantina di capi. Eredi di un piccolo gruppo, il cui proprietario è morto da tempo, sono sopravvissuti adattandosi alla perfezione alla vita in natura.

L’incontro con i cavalli di razza bardigiana, che da decenni trascorrono le estati in alpeggio, ha permesso la riproduzione e la nascita di nuove famiglie che, nell’ultimo decennio, non hanno mai avuto rapporti con l’uomo.

Il loro comportamento in natura è del tutto comparabile a quello dei Mustang delle praterie americane e dei cavalli di Przewalski della Mongolia. Lo studio del comportamento dei cavalli in branco è oggetto di interesse sempre crescente, e non c’è modo migliore per comprendere l’etologia equina dell’osservazione in natura.

Vita da branco

Si muovono liberi in un’aerea che va dai 16 ai 25 chilometri quadrati. Sono stati identificati 5 stalloni, mentre il numero delle femmine è maggiore, circa 3 femmine per ogni maschio, e una media di 3-4 puledri per branco.

All’interno del branco ognuno ha il suo ruolo, le femmine guidano il gruppo e sono più brave a trovare le vie di fuga in caso di pericolo, mentre i maschi fanno le sentinelle. Il ruolo guida viene sempre assegnato per competenza…

I Cavalli Selvaggi d'Aveto

Evelina Isola, guida ambientale escursionistica che, grazie alla passione per il cavallo, è diventata anche accompagnatore escursionistico equestre, cura i cavalli selvaggi come fossero figli suoi. Paola Marinari, medico a Moneglia, dal 2009 si occupa della tutela e della conservazione dei Cavalli selvaggi dell’Aveto. Nel 2012, convinta del loro grande valore naturalistico, si fa promotrice, insieme a Evelina, del Progetto Wild-Horse-watching.

Il progetto Wild Horsewatching – I Cavalli Selvaggi dell’Aveto

Nato nel 2012, il progetto Wild Horsewatching – I Cavalli Selvaggi dell’Aveto  ha  lo scopo di divulgare questa incredibile realtà.
L’horsewatching nasce per creare occasioni di osservazione in natura e, contemporaneamente, dare visibilità a questi animali rendendoli una risorsa per il territorio in cui vivono, un territorio di grande pregio naturalistico, ricco di tradizioni e di storia.

Il progetto, infatti, prevede escursioni guidate da un esperto naturalista e accompagnatore equestre. La passeggiata è lunga circa 4 km e si compie agevolmente in 1 ora circa. E’ interamente pianeggiante, perciò adatta anche ai bambini non particolarmente abituati a camminare. Esiste una sola area picnic dotata di tavoli, ma numerosi sono i posti dove è possibile stendere il telo. 

Non ci sono cestini o bidoni portarifiuti per cui di eventuali immondizie, e nel rispetto di comportamenti “green”, è opportuno farsene carico in autonomia.

Le pietre del lago di Giacopiane

A seconda delle stagioni il livello dell’acqua può variare di molto, ma io trovo che il paesaggio sia sempre bellissimo sia con il lago pieno, sia quando le sponde emergono con le loro pietre particolarissime.

Eh sì, perché il lago di Giacopiane è meta di chi è in cerca di suiseki (“pietra lavorata dall’acqua” in giapponese). Queste pietre, plasmate dall’acqua, hanno forme particolari, evocative di elementi naturali e, pare, favoriscano la meditazione.

Per gli escursionisti più coraggiosi

 Il lago di Giacopiane è anche punto di partenza per escursioni più impegnative, per i trekkers più coraggiosi, che raggiungono le vette vicine da cui si godono panorami stupendi sui monti di Liguria e fino al mare.

Per chi decide di affrontare percorsi di trekking un po’ più impegnativi, esistono diversi  itinerari capaci di sodisfare gli amanti di questa attività. Anelli di sentieri percorribili a piedi, in mountain bike o a cavallo, permettono di ritornare alla propria posizione di partenza senza bisogno di ripetere il percorso in direzione inversa.

Tra verdi foreste di faggi ed ampie radure, si passa dai 1000 metri dei laghi per arrivare a quota oltre i 1700 del Monte Aiona, passeggiando immersi in ambienti incontaminati. I sentieri sono sempre ben segnalati poiché la zona è un crocevia importante, da qui infatti è possibile percorre una parte dell’Alta via dei Monti Liguri, un percorso che attraversa tutta la LIGURIA da Ventimiglia (IM) a Ceparana (SP).

Percorsi trekking disponibili

Vi propongo alcuni dei percorsi trekking percorribili e altri sentieri:

  • Anello delle Moglie: si attraversano delle piccole zone umide, le “moglie” appunto (dal latino mollus, molle, umido), che si sono formate circa 10.000 anni fa durante l’ultima glaciazione. Esse presentano elementi di flora e fauna specifici di questi ambienti;
  • AVML (Alta Via dei Monti Liguri, che attraversa longitudinalmente tutta la Liguria). La si raggiunge alla Cappella delle Lame (A7) o al Passo Prè de Lame (segnavia rombo rosso);
  • Altri sentieri raggiungono il Monte Bragaceto (h. 0.30), che lo sovrasta, il Monte Aiona (h. 3.00) ed altre località.

Acqua, terra, natura e… cavalli selvaggi. Un viaggio, una nuova cultura di viaggio per mettersi a contatto con i rari elementi di grazia: bellezza, spirito e fuoco. Il cavallo percorre veloce le strade e annuncia con i suoi zoccoli che sfiorano la terra l’appuntamento puntuale con il vento e la libertà.

L’odore del cavallo, il rumore dei suoi zoccoli, il suo nitrito… Il cavallo prende già forma anche se non lo si vede. 

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I cinque fari liguri più belli, da Ponente a Levante

I fari, queste affascinanti sentinelle dell’infinito, con la loro luce sospesa nell’aria come una stella sconosciuta. Magri e lunghi, occhi rivolti lontano, il cuore fisso nella terra di confine, geometrie millimetriche.

I cinque fari, antichi e ricchi di storia

Il più celebre nel nostro territorio è il simbolo di Genova: la Lanterna, immortalata di giorno, di notte, durante le tempeste e quando si colora per le giornate speciali. In Liguria, però, ci sono tanti altri fari, che aspettano turisti e liguri per svelare i loro segreti. Frontiere tra terra e mare. Lumi della notte.

Antichi e pieni di storia, ma moderni. Su una roccia oppure nel cuore di una città. I fari non possono che essere importanti in una regione come la Liguria, che dal mare trae la sua forza. Ecco qualche idea su dove e come organizzare una bella gita, da Ponente a Levante.

Faro di Capo dell’Arma a Sanremo

Faro Capo dell'Arma

Il primo faro della Liguria è quello di Capo dell’Arma o di Capo Verde, situato nei pressi di Bussana nel comune di Sanremo. Venne costruito dal Genio Civile nel 1912 ed elettrificato nel 1936, ma durante la seconda guerra mondiale, fu distrutto dalle truppe tedesche in ritirata.

Fu ricostruito dalla Marina Militare nel 1948. L’imponente edificio colorato in bianco e nero domina il mare verso sud e la sua lampada è visibile anche nella vicina Francia.

Purtroppo non è visitabile, ma si può camminare dall’Aurelia verso il Poggio di Sanremo e ammirare lo stupendo scenario in cui è inserito.

Faro di Capo Mele

Faro Capo Mele

Il faro è situato sul promontorio di Capo Meletra Laigueglia e Andora in provincia di Savona, è il limite ovest del golfo di Genova. Costruito nel 1856, conserva ancora la sua bella architettura della metà dell’Ottocento, anche se subì danni durante la Seconda Guerra Mondiale.

Funzionò a petrolio fino al 1909, poi ad acetilene ed è elettrico dal 1949. Ospita una la lanterna dodecagonale originale a tre corsi di vetri piani, raggiungibile tramite una scala di 74 gradini.

La Lanterna di Genova

Lanterna di Genova

La Lanterna di Genova è il faro più alto del Mediterraneo con i suoi 117 metri d’altezza e anche il più antico d’Europa: venne costruito nel 1128. Sorge su una collina Capo di Faro o di San Benigno, eliminata nella seconda metà degli anni ’20 del XX secolo per creare nuovi spazi per la città e per il porto. La sua storia millenaria ne ha fatto il simbolo della città di Genova e della Liguria.

Tuttora attivo, ha un’ottica da 700 mm di distanza focale e pannelli di prismi deflettori per la segnalazione aerea. Ai suoi piedi è nato un parco che si sviluppa tra le mura del seicento e la Porta Nuova, antico accesso a Genova, con un panorama sul porto di Genova, per poi arrivare al Museo della Lanterna, che racconta la storia del faro di Genova, dalla sua costruzione. Museo che si può visitare in maniera virtuale, o con visite guidate ed eventi ne fanno uno dei luoghi più visitati della città.

Nonostante l’età, la Lanterna è attiva sui social network: sulla sua pagina facebook si trovano spesso dirette e le immagini della webcam, mentre un calendario specifico specifico definisce le varie colorazioni del monumento per rendere omaggio a eventi e giornate internazionali.

Faro di Portofino

Faro di Portofino

Posto sul limite estremo del Parco di Portofino, si tuffa letteralmente nel Mediterraneo. Bello anche da vedere durante un bel giro in barca nel Golfo del Tigullio.

Si raggiunge dalla famosa Piazzetta del borgo dei vip, con un sentiero che sale tra i muri a secco e le ville, fino alla chiesa di San Giorgio e proseguendo oltre il caratteristico cimitero fino al Castello Brown, per arrivare al Faro, punta estrema del promontorio.

Molti appassionati si immergono nelle acque antistanti: una delle immersioni più spettacolari e incontaminate in Liguria e in Italia.

Faro di San Venerio

Faro San Venerio

Il faro di San Venerio, situato sull’isola del Tino, di fronte alla città di Porto Venere, in provincia della Spezia. Il borgo antico, le Isole Palmaria, Tino, Tinetto e l’Area Marina Protetta fanno da cornice e sono testimonianze preziose di una rapporto armonioso tra uomo e natura.

Un sodalizio costruito e consolidato nel tempo che è stato riconosciuto dall’UNESCO con l’istituzione del Sito Porto Venere, Cinque Terre e Isole.

Costruito nel 1839, dal 1840 guida i naviganti del Mar Ligure orientale. L’isola del Tino è zona militare e quindi vietata al pubblico tranne il giorno del 13 settembre, la ricorrenza di San Venerio, patrono del golfo della Spezia e dei fanalisti d’Italia.

Un faro è un punto fermo. L’ho sempre pensato fin da bambina. Presente e intermittente come un faro. Così, spesso, si splende e poi ci si ritira ognuno dentro la propria ombra. Dulcis, c’è il guardiano del faro, la metafora più bella del mondo.

Un viaggio romantico alla scoperta dei fari in Liguria e… tra il dire e il “faro” c’è di mezzo il mare.

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Cinque Terre, un itinerario seducente

Cinque Terre, il Salto della Lepre. Siamo al Parco Nazionale delle Cinque Terre. Un territorio in cui mare e terra si fondono a formare un’area unica e suggestiva, fatto di antichi villaggi di pescatori caratterizzato da case colorate e da vigneti aggrappati ai ripidi terrazzamenti ricavati sulla costa.

Cinque Terre, il fascino del Parco

Un itinerario da Levanto a Bonassola e Framura, lungo un sentiero litoraneo straordinariamente scenografico nel Parco delle Cinque Terre.

Un tratto di costa che è un concentrato di bellezze paesaggistiche e angoli architettonici da godere passo dopo passo, ad iniziare dai tesori monumentali di Levanto, porta di accesso occidentale del Parco Nazionale delle Cinque Terre.

Salto della Lepre: il percorso, tappa dopo tappa

In un’atmosfera tipicamente mediterranea, ci si lascia alle spalle il centro storico medioevale di Levanto per raggiungere Bonassola, dove la Chiesa di Santa Caterina testimonia il legame fra il borgo e il mare conservando gli ex-voto dei naviganti.

Tappa successiva è il Salto della Lepre (120 m), punto panoramico sovrastante Punta Monte Grosso. Una pittoresca scogliera, un salto di 100 metri nel mare blu, una chiesetta rosa a picco sul mare, un paese nascosto pieno di fiori nella verdeggiante macchia mediterranea.

Una passeggiata seducente e varia, immersa nei colori e nei profumi della riviera: questa è la bellezza selvaggia e l’atmosfera da fine del mondo del Salto della Lepre.

Boschi di lecci e pini, interrotti qui e là da casolari, orti e vigneti, accompagnano i nostri passi sino a Framura e al suo spicchio di terra a picco sul mare. Al ritmo delle onde si segue ancora più da vicino il mare lungo la pista ciclopedonale, ottenuta sullo storico tracciato ferroviario dell’Ottocento.

Calette e spiagge nascoste

Calette e spiagge nascoste e segrete, scorci incredibili e angoli segreti si aprono tra le gallerie illuminate della pista ciclabile. Bonassola è li vicina, anche la stazione ferroviaria del borgo, però la visita non si può considerare completa senza una passeggiata fino alla Cappelletta della Madonna della Punta, all’estremità del promontorio occidentale che chiude la baia.

Qui, si possono posare zaini e scarponi per accarezzare il bagnasciuga, rigenerare i piedi, giocare con gli spruzzi delle onde che s’infrangono a riva.

Viaggiare, oggi…

Che sia un viaggio immaginario, dettato dalle misure imposte dalla Covid-19, o da “mettere in agenda” è sempre un partire, ogni volta e, per dirla alla Charles Baudelaire “i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole”.

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Alla scoperta del Parco delle Mura e il “giro dei forti”

Alla scoperta del Parco delle Mura, più comunemente Parco Peralto, molto amato dai genovesi: è l’area verde più grande di Genova, deve il suo nome alle Mura Nuove erette nel Seicento a maggior difesa della città e del suo bacino portuale.

Parco della Mura e i forti militari 

Oltre alle Mura seicentesche il Parco comprende alcuni forti militari costruiti fra il XVII e il XIX secolo e tutela i valori naturalistici di quest’area protetta, 617 ettari di colline a cavallo tra la Val Bisagno e la Val Polcevera, in cui vivono alcune specie animali e vegetali protette perché rare o endemiche.

Il percorso classico inizia dal capolinea superiore della funicolare Righi e prosegue verso i Forti Castellaccio e Sperone, a 450 mt. di quota; già da qui la vista si apre su tutta la città e la natura è sovrana.

L’escursione può ora continuare verso l’ottocentesco Forte Begato che domina la Val Polcevera, o verso l’interno per raggiungere il piccolo Forte Puin ed il magnifico Forte Diamante, posto a 660 mt. di quota, il più alto ed isolato del Parco.

Lo sapevate che?

Una curiosità: le mura seicentesche sono un vero record, e rappresentano la più lunga cinta muraria in Europa e la seconda al mondo dopo quella cinese. Un vero e proprio patrimonio immenso. L’itinerario attraversa pascoli, prati, boschi, ruderi di un passato agreste e pastorizio.

Dal sentiero principale si distaccano, inoltre, deviazioni che permettono il collegamento con altri percorsi e consentono di modulare la visita a seconda delle singole esigenze di tempo, difficoltà ed interesse.

Il “giro dei forti”

Andar per forti è sempre un’emozione unica, un tuffo nella natura e nella storia. Bellissimi, scenici e imponenti. I forti militari vennero costruiti sulle alture e alcuni anche vicino alla costa, per difendere la città, e fanno parte della complessa teoria delle sette cinte murarie che si sono sovrapposte nel tempo.

Molti di essi sono ancora visibili e visitabili (mentre di alcuni non restano che pochi ruderi, e altri ancora sono stati demoliti), per un totale di 16 fortificazioni più alcune altre costruite a ponente.

Si trovano sulle alture tra Cornigliano e Sestri Ponente  nella seconda metà dell’Ottocento, il bastione San Bernardino, le torri ottocentesche e le numerose batterie costiere.

Esplorare le alture della città, le fortificazioni ottocentesche e le antiche mura, percorrendo l’antico sentiero immerso nella natura, che costeggia le mura seicentesche fino al forte Sperone.

Si può proseguire verso il forte Puin lungo il cosiddetto “sentiero delle farfalle” e le antiche neviere e ritornare alla funicolare costeggiando il forte Castellaccio.

Quanti e quali sono i forti?

  • Forte Castellaccio
  • Forte Sperone
  • Forte Begato
  • Forte Tenaglia
  • Forte Crocetta
  • Forte Belvedere
  • Forte Puin
  • Forte Fratello Minore
  • Forte Fratello Maggiore
  • Forte Diamante
  • Forte San Giuliano (che oggi è sede del comando regionale dei Carabinieri)
  • Forte San Martino
  • Forte Santa Tecla
  • Forte Quezzi
  • Forte Richelieu
  • Forte Monteratti
  • Forte Monte Croce
  • Forte Casale Erselli

 

I più famosi

Vediamo, insieme, i più famosi e meglio conservati con una gita nel “Parco delle Mura e la Cerchia dei forti che offre al turista un giro che tocca, oltre alla bellissima cinta, Forte Crocetta, Forte Tenaglia, Forte Begato, Forte Sperone, Forte Castellaccio, Forte Puin, Fratello Minore, Forte Diamante. 

Forte Sperone

Situato sul monte Peralto, nel punto di intersezione ad angolo acuto delle due fronti principali della cinta, l’una che domina la Valpolcevera e l’altra la Valbisagno, Forte Sperone è il luogo simbolo della potenza del capoluogo ligure con i percorsi verticali delle torri, la vastità delle volte in laterizio della Caserma superiore, lo stupefacente spazio circolare della Cappella e l’immensità del paesaggio che si può godere dai Bastioni.

Nel Seicento, con la costruzione delle Mura Nuove, l’opera entra a far parte del perimetro di cinta e nel 1747 viene ampliata e assume, con Giacomo Brusco, un aspetto che lo differenzia dagli altri forti, per la grandiosità delle masse murarie.

forte sperone

 

Forte Puin

Il Puin, il cui nome deriva dalla ridotta dei Pani con riferimento alla funzione di approvvigionamento rivestita in passato, è stato realizzato durante il periodo napoleonico e si deve a Brusco e Barabino la realizzazione tra il 1815 e il 1828.

Si configura come una massiccia torre di pietra a pianta quadrata circondata da un recinto rettangolare bastionato con una freccia sul lato nord che conferisce una conformazione a stella. Un ponte levatoio che sormonta il fossato, introduce all’interno della cinta.

Forte Puin

 

Le altre attrattive 

Nel magnifico paesaggio dell’Area Naturale Protetta d’interesse locale “Parco delle Mura” diverse sono le soluzioni che si possono scegliere per proseguire la giornata: da un giro nel Parco Avventura, alla visita all’Osservatorio Astronomico (nei week-end), ad una semplice passeggiata in cerca di fossili o farfalle.

Anche l’area giochi del Parco delle Mura (Parco Gianni Calcagno) che si trova sulle alture di Genova, e consiste in un’area, completamente ristrutturata nel 2017, attrezzata picnic e di un ampio  parco giochi, completo di pista di pattinaggio, di pista ciclabile ad anello e, soprattutto, con un campo da calcetto, per bambini, anche i diversamente abili.

E non finisce qui…

E altre meraviglie come la funicolare Zecca-Righi, il punto di partenza del nostro trekking, il trenino di Casella, un trenino colorato che sembra un giocattolo, ma che è la ferrovia storica, chiamata del Bernina, ancora funzionante, meglio conservata d’Italia, e l’Acquedotto Storico, una vera e propria Via dell’Acqua nella Val Bisagno.

Ogni cento metri il mondo cambia. Gli scienziati dicono che siamo fatti di atomi, ma un albero mi ha sussurrato che siamo fatti di sogni, un’onda mi ha detto che siamo fatti di viaggi. Vi aspetto per il prossimo viaggio, a puntate, dunque, per fare altra “strada” e scrivere altre pagine “in movimento”, insieme…

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I laghetti di Rocchetta Nervina: oasi verdi nell’imperiese

I laghetti di Rocchetta Nervina, in Liguria, sono pozze blu e verdi, con giochi di luce e riflessi. A levante come a ponente, sono posti tutti da scoprire, sempre rispettando l’ambiente e più accessibili nei mesi ‘caldi’, in tutti i sensi: clima e viabilità. 

I laghetti di Rocchetta Nervina, pozze paradisiache

Stavolta “andiamo sempre per laghetti”, verso l’estremo Ovest, nella Riviera di Ponente e, precisamente, nell’imperiese. Tra loro, meritano una segnalazione i laghetti di Rocchetta Nervina nell’imperiese. Non lontani dalla strada, queste pozze paradisiache offrono una valida alternativa al bagno in mare. Se l’acqua è troppo fredda e non ve la sentite di tuffarvi, potete fare una bella escursione con gli occhi…

Come raggiungere questi laghetti nello scenario delle Alpi Liguri? 

Rocchetta Nervina, situata sulla strada Provinciale della Val Nervia a circa 13 chilometri da Ventimiglia, è raggiungibile, oltre che dalla Statale Aurelia anche dall’Autostrada A10 con uscita a Bordighera o Ventimiglia. Inoltre, la Riviera Trasporti assicura un servizio regolare di autobus con partenza da Ventimiglia.

Il borgo medioevale di Rocchetta Nervina 

Appena a ridosso delle case del borgo medievale di Rocchetta Nervina inizia una serie di conche naturali conosciute come i laghetti, meta estiva per gli amanti della natura. Le acque limpide e cristalline che rispecchiano il blu del cielo e il verde brillante della vegetazione circostante rendono l’atmosfera selvaggia e suggestiva.

Il canyon del torrente del Barbaira

Più a monte si trova il canyon vero e proprio del torrente Barbaira in cui migliaia di sportivi di tutta Europa ogni anno praticano il torrentismo. Questo sport, che assembla le tecniche di discesa speleologica con l’alpinismo e il nuoto, rappresenta una grande attrazione e permette di conoscere un ambiente assolutamente unico quale è l’ecosistema della canyon del Barbaira, con le sue rocce, i muschi, le felci e i suoi bacini verde smeraldo.

Il sentiero per raggiungere il punto di inizio del canyon, ponte Cin, comincia presso l’Oratorio e passa accanto alla chiesetta campestre di San Bernardo. Il tracciato, che fa parte del sentiero Balcone, conduce, con una splendida passeggiata di cinquanta minuti, a Ponte Cin e più avanti al Ponte Pau.

Intorno a Rocchetta Nervina, quindi, tra il Barbaira e il Rio Oggia, si trovano tanti laghetti per fare un bagno rinfrescante e passeggiare immersi nella natura.

Perché, tra un dpcm e decreto legge, si tornerà a viaggiare “senza confini”, nel mentre non rinunciamo a farlo dentro noi e “vicino a casa”…

Personalmente, i laghi mi rimandano, da sempre, l’immagine di una sorta di pozzanghere rimaste dopo il diluvio. Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell’io si riflette in essa.

E, per dirla alla Henry David Thoreau, “un lago è il tratto più bello ed espressivo del paesaggio. È l’occhio della terra, a guardare nel quale l’osservatore misura la profondità della propria natura”.

 

 

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Andar per laghetti in Liguria: un tuffo nel verde

Andar per laghetti in Liguria: un tuffo nel verde. La primavera, un’altra sotto il segno della Covid-19, è alle porte, la voglia irrefrenabile di libertà, la fuga dalla città, anzi dalle case di città, evitando il caos autostrade, code, ingorghi e senza “assembrarsi” nelle spiagge gremite di persone, ci spinge a cercare spazi aperti e “nascosti”, quasi “segreti”.

Andar per laghetti, ecco un primo elenco

Esiste un’alternativa. Quale? I laghetti. Hanno il vantaggio di essere anche meno frequentati e, di conseguenza, più vivibili. Inoltre, sono raggiungibili in auto e disposti in direzione contraria a quella percorsa dai turisti, che ogni weekend invadono le autostrade. Ecco allora una lista di quelli “più comodi” per i genovesi (e non) che desiderino rifugiarcisi alla ricerca del fresco perduto. Per fare un bagno, o semplicemente fare  una passeggiata turistica costeggiandoli.

Prendete carta e penna…

Laghetti di Nervi

Gioiello del levante genovese, Nervi è sia località balneare che luogo di relax per via dei suoi bellissimi parchi. Pochi sanno, però, che offre anche un’altra occasione di fuga dalla città: i suoi laghetti. Immersi in un meraviglioso panorama naturale a pochi chilometri dal mare, i laghetti di Nervi sono caratterizzati da acque verdi e limpide, ed essendo coperti per gran parte dagli alberi, rappresentano davvero il luogo perfetto in cui rilassarsi al fresco.

Come arrivare ai Laghetti di Nervi? Entrati a Nervi e scesa la rampa da Corso Europa raggiungendo via Oberdan (via principale di Nervi), dopo 10 metri svoltare a sinistra in via del Commercio. Si giunge ad un bivio e si segue verso destra fino al cimitero di Nervi. Si prosegue ora con il torrente scoperto, fino quasi al termine della via. Quindi si prende l’unica strada che c’è a destra, è una ripida salita (via superiore Torrente Nervi) che porta al cimitero nuovo. Dopo circa 300 m si posteggia nelle vicinanze di via Molinetti di Nervi, stradina collinare transitabile solo in moto, in mountainbike o a piedi. Percorsi 1,6 km si raggiunge il piccolo borgo di Molinetti che sovrasta i Laghetti di Nervi.

Laghetti del Gorzente

Il sentiero naturalistico dei Laghi del Gorzente è un paradiso a pochi chilometri da Genova, con il verde intenso dei pini e l’azzurro delle acque dei laghi, che si trovano tra Bosio (Alessandria), Campomorone e Ceranesi. Si inizia con un percorso in piano, per poi attraversare dei ruscelli e giungere al lago Lungo. Si può proseguire su un sentiero prima in salita e poi in discesa, prima di approdare al lago Bruno. Qui potete raggiungere la Casa del Guardiano, e poi proseguire sull’altra sponda del Lago Lungo fino ad arrivare alla sbarra e scendere al Passo di Prato Leone per tornare al valico di Prou Renè, dove solitamente si lasciano le auto. Sul il percorso ci sono i cartelli che indicano Sentiero naturalistico Laghi del Gorzente.

Lungo il corso del fiume, prima di arrivare ai laghi artificiali (dove non si può fare il bagno), c’è un sentiero naturalistico pianeggiante e agevole e la possibilità di fare escursioni oppure un bagno nel torrente Gorzente. Per arrivare bisogna andare fino al Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo, dove ai Piani di Praglia parte il sentiero per i laghi del Gorzente.

Laghetti di Pegli

Sempre a Ponente, ma tornando verso Genova (in Val Varenna), ci sono i laghetti di San Carlo, a San Carlo di Cese, sopra Pegli. Per raggiungerli, poco prima di San Carlo, si parcheggia la macchina lungo la strada e si scende verso il sentiero che segue il torrente Rio Gandolfi. Subito si incontrano due laghetti piuttosto grandi, ma proseguendo il sentiero se ne possono trovare altri più piccoli, ma puliti e tranquilli.

Laghetti in Valbrevenna

Nell’entroterra ligure, in Valbrevenna, nei dintorni di piccoli paesi del comune di Montoggio, resistono alcuni specchi d’acquatotalmente immersi nel verde, che offrono l’opportunità di immergersi in laghetti ancora non inquinati e di prendere il sole in un clima fresco e piacevole. Non fatevi spaventare da percorso tortuoso che dovrete fare per arrivarci: la giornata passata in acqua vi consolerà.

Ecco come raggiungerli: una volta arrivati a Montoggio, a circa 50 minuti dal centro di Genova, dovete dirigervi verso Casella. Sulla via si apriranno le indicazioni per diversi paesi: la strada che io ho percorso in macchina è quella in direzione di Valbrevenna e poi di Molino Vecchio, paese che si trova proprio all’imbocco della Valle. Dalla macchina, bisogna aguzzare la vista per scovare i laghetti tra la vegetazione. Non ci sono altre indicazioni per trovarli, ma se proprio vi trovate in difficoltà, chiedete indicazione agli abitanti del posto. Sulla via del ritorno a casa potrete, inoltre, godere di uno spettacolo affascinante: la città vista dall’alto, nel suo sposalizio di mare e monti.

Laghetti della Val Lentro

Se siete alla ricerca di una zona tranquilla e sconosciuta ai più, non potete perdervi i Laghetti della Valle del fiume Lentro, tra il Monte Fasce e il colle di Traso. Sullo stesso percorso che scorre lungo il fiume Lentro si incontrano, partendo da Viganego in Val Bisagno, prima il Laghetto del Ponte e poi, avanzando oltre i ruderi di antichi mulini, il Laghetto Muin. Il percorso è semplice e adatto a tutti e una volta scelto il laghetto preferito per la giornata non resta che rilassarsi tra le fresche acque e il verde della natura.

Lago del Pignattin

Spostandosi in un’altra valle della provincia di Genova, la Valle Stura, si incontra un altro laghetto degno di nota: il Lago del Pignattin. Semi nascosto nel tratto più selvaggio della valle, il lago è immerso nella pace più completa ed è caratterizzato da una purissima acqua trasparente. Lo si raggiunge da San Pietro di Masone e seguendo la traccia gialla fino a raggiungere questo spiazzo incontaminato.

Laghetti della Tina

Un’altra località balneare inconsapevole ospite di un punto di ritrovo nella natura è Arenzano, Comune del Ponente ligure localizzata all’interno del comprensorio del Parco Naturale del Beigua. I laghetti della Tina sono un vero angolo di paradiso tra la montagna e il mare, inseriti in una splendida cornice naturale e con vista aperta sul panorama sottostante. Vi si accede dalla località di Curlo, dove si deve lasciare la macchina e proseguire a piedi in un percorso adatto anche ai più piccoli.

Laghetti del Rio Scaggion

Nel ponente, non mancano i torrenti dove fare un bel bagno. Uno di questi è l’Arrestra che nasce dalla dorsale tra il Monte Beigua (1287 m) e il Monte Sciguello (1103 m), ed è formato da due rami sorgentizi: il Rio Scaggion (a ovest) e il Rio Prialunga (a est).

Per raggiungerli si parte da Varazze, seguendo le indicazioni per il Monte Beigua, e si prosegue sulla provinciale in direzione Casanova verso la località Faje. La strada sale su per la dorsale tra la valle del torrente Teiro a ovest, che sfocia a Varazze, e quella dell’Arrestra, che sfocia tra Varazze e Cogoleto segnando il confine tra le province di Savona e di Genova. Su una curva in cui il paesaggio si apre (Passo del Muraglione), si trovano le indicazioni per il Deserto di Varazze: prendendo la strada in discesa per circa due km, si vede scorrere il Rio Scaggion, ed è proprio al secondo ponte che potrete lasciare l’auto e iniziare il percorso a piedi.

Il percorso

Una piccola pista in salita, indicata da segnavia giallo, risale il corso d’acqua lungo la sponda destra e in circa dieci minuti porta a una cascata che, scendendo da un’enorme massa di roccia verde, forma un’ampia pozza profonda, raggiungibile da un sentiero secondario poco evidente. Questo è il punto più soleggiato della valle del Rio Scaggion e, grazie alle ampie rocce piatte e lisce che si trovano a valle della pozza, è possibile stendersi a prendere il sole o, se la temperatura lo consente, ad asciugarsi dopo un bagno nell’acqua fresca del torrente.

Tornando al sentiero principale, in circa quindici minuti si può raggiungere un’altra pozza più profonda, caratterizzata da uno scalino nel punto in cui entra l’acqua e da una grande roccia piatta. Questa zona è più ombrosa della precedente, ma essendo lungo il sentiero principale, è più facile da raggiungere. L’itinerario del Rio Scaggion è meno soleggiato, ma accessibile a tutti, mentre gli appassionati di canoa potranno avventurarsi lungo il Rio Prialunga che, va ricordato, è più pericoloso e famoso per le sue spettacolari cascate.

Una volta asciugati e riposati, se avete voglia di concludere in bellezza la giornata, potrete visitare l’Eremo del Deserto (info 019 918050), convento dei Carmelitani Scalzi risalente al XVII secolo che si trova poco distante, acquistare miele e prodotti tipici o percorrere un sentiero botanico con decine di specie. E infine rifocillarvi all’agriturismo Fonda (info 019 918201), rinomato per la sua cucina e per le sue merende.

Lago delle Lame

In Val d’Aveto si trova un’altra gemma lacustre nascosta: il Lago delle Lame. Il lago è, in realtà, una serie di conche di dimensioni variabili formate con l’erosione operata da un antico ghiacciaio e oggi ricche di acqua e di vita. Tra le attività da fare, oltre allo starsene in panciolle a godersi il fresco, sono consigliate la pesca alla trota, la visita al Museo del Bosco e la passeggiata alla Cascata di Ravezza. Per arrivare al Lago si esce dall’autostrada a Carasco e si seguono poi le indicazioni per Rezzoaglio e il bivio per il lago.

Laghetti di Rocchetta Nervina

Appena a ridosso delle case di Rocchetta Nervina (Imperia), inizia una serie di conche naturali conosciute come i laghetti, meta estiva per gli amanti della natura. Le acque limpide e cristalline che rispecchiano il blu del cielo e il verde brillante della vegetazione circostante rendono l’atmosfera selvaggia e suggestiva.

Più a monte si trova il canyon vero e proprio del torrente Barbaira in cui migliaia di sportivi di tutta Europa ogni anno praticano il torrentismo. Questo sport che assembla le tecniche di discesa speleologica con l’alpinismo e il nuoto, rappresenta una grande attrazione e permette di conoscere un ambiente assolutamente unico quale è l’ecosistema della canyon del Barbaira, con le sue rocce, i muschi, le felci e i suoi bacini verde smeraldo. Il sentiero per raggiungere il punto di inizio del canyon, ponte Cin, comincia presso l’Oratorio e passa accanto alla chiesetta campestre di S. Bernardo. Il tracciato, che fa parte del sentiero Balcone, conduce, con una splendida passeggiata di cinquanta minuti, a Ponte Cin e più avanti al Ponte Pau.

Alla scoperta. Anzi, alla riscoperta…

La Liguria, non è particolarmente conosciuta per i suoi laghi e laghetti, balneabili e non, il turismo, quello sempre più di prossimità, dettato dall’emergenza Coronavirus, riscopre l’entroterra: laghi, fiumi e sentieri, da ponente a levante.

Mi piaceva viaggiare, insieme a voi, per laghetti, fare un tuffo nel verde ligure, alla scoperta di angoli di paradiso. Anzi, alla riscoperta

 

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Liguria, la suggestiva fioritura delle camelie di Pegli

In Liguria la suggestiva fioritura delle camelie di Pegli. Uno spettacolo che rapisce gli occhi e il cuore durante la fioritura primaverile nell’incantevole cornice di Villa Durazzo Pallavicinia Pegli, nel ponente genovese, un evento che, solo nello scorso anno, ha richiamato 20 mila visitatori, provenienti da tutta Italia e dall’estero.

Le camelie di Pegli, uno dei polmoni verdi della Liguria

Ogni anno, da metà febbraio ad inizio aprile, le camelie in fiore regalano incredibili scenari nel Parco di Villa Durazzo Pallavicini, un vero e proprio polmone verde in Liguria, uno dei più belli, grandi e antichi d’Italia e tra i più importanti d’Europa.

I registri dei visitatori, dell’epoca, non lasciano spazio a dubbi: gli amici del marchese – perché ovviamente si entrava solo su invito del padrone di casa – provenivano da New York, dal Cile, dalla Russia. 

Quest’anno si prevede che la fioritura sia godibile al Parco e al Camelieto storico fino al 5 aprile. C’è tutto il tempo, dunque, per scoprire tutte le curiosità su queste meravigliose piante antiche, un tempo coltivate direttamente dalla marchesa Clelia Durazzo, donna scienziato del ’700, botanica esperta, ancora oggi simbolo di emancipazione femminile.

Eleganti camelie dai mille colori, sfumature e forme aspettano genovesi (e, Covid-19 permettendo, anche i turisti) nel giardino romantico di Villa Pallavicini.

Il Camelieto storico

Il Camelieto storico nel Parco di Villa Durazzo Pallavicini a Genova Pegli, si trasforma in un luogo magico, all’avvicinarsi della primavera, punteggiato di fiori bianchi, rosa accesi e rossi, dove fantasticare di incontrare Margherita Gautier, la “La Dame aux camélias”, “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas figlio (1848) e tuffarsi in un romanzo di fine ‘800, intriso di amori e passioni.

Il Viale delle Camelie si estende su 200 metri, con veri e propri alberi di camelie, 150 specie tutte diverse tra loro, che superano i 6 metri, accoglie i visitatori con i suoi colori e il suo tappeto di fiori per vivere un’esperienza unica: un viaggio romantico ligure tra le piante più intriganti della “Villa”, attraverso restauri, coltivazione e curiosità d’altri tempi ascoltate dalle voci esperte delle visite guidate.

Si tratta della specie Camelia Japonica che, crescendo e sviluppandosi nel tempo, ha dato vita a centinaia di cultivar dai diversi colori e dalle diverse forme e quantità di petali: la Vergine di Colle beato, la Warratah rubra, l’Incarnata, l’Eleonora Franchetti, la Bella di Firenze.

Il percorso di visita “teatrale” del Parco

Il Parco, di evidente ispirazione romanica, viene realizzato tra il 1837 e il 1846 (anno in cui venne inaugurato), da Michele Canzio, all’epoca scenografo del Teatro Carlo Felice, che creò, non a caso, una vera e propria rappresentazione teatrale “open air”.

Il percorso di visita è, infatti, articolato in prologo, antefatto, tre atti, ognuno composto da affascinanti scenografie caratterizzate da laghi, torrentelli, cascate, templi, grotte, arredi, piante rare, scorci visivi e inganni scenografici capaci di far smarrire i confini di questo luogo fiabesco.

Camelie

Le camelie, delicate corolle e petali purpurei portati via dal vento ancora freddo di un mite fine inverno, sono una delle piante decorative più conosciute: dalle sue foglie si ricava un tè dalle proprietà energizzanti e dai suoi fiori un olio dalle molteplici virtù cosmetiche

Tante le curiosità  di questi fiori così seducenti.  Prima tra tutte e, a seconda del colore, il significato della camelia trasmette un messaggio diversorosa significa nostalgia e desiderio di ritrovarsi, mentre rosso dichiara che il cuore è infiammato di passione, ma entrambi le tonalità rappresentano l’amore romantico.

E la versione variegata? E’ simbolo di fiducia e speranza; bianco testimonia profondo affetto, a fiore doppio segnala quanto si pensi a una persona mentre quella semplice indica adorazione e bellezza. 

Poi, lo sapevate che hanno affascinato una tra le più grandi stilisti della storia, Coco Chanel? Se ne innamorò così tanto da farla diventare un riferimento costante nelle sue collezioni. Ad ognuno, insomma, la propria camelia e…qual è la vostra preferita?

Informazioni, prenotazioni, biglietteria

Info: https://www.villadurazzopallavicini.it/

prenotazione obbligatoria : info@villadurazzopallavicini.it
393 8830842 / 010 8531544   biglietto online

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Liguria da scoprire: sei spiagge “segrete”

Liguria da scoprire. Liguria segreta… L’estate 2020, nel segno della Covid-19, quella particolare estate, la prima, contraddistinta da distanziamento sociale, mascherina e comportamenti responsabili, è trascorsa, ma ha lasciato segni tangibili.

La Covid ha inevitabilmente stravolto la nostra quotidianità, andando ad intaccare anche le più piccole abitudini giornaliere che prima d’ora abbiamo dato sempre per scontate. La limitazione delle libertà personali sta indubbiamente cominciando a farsi sentire, dopo quasi un anno dall’inizio di tutto questo. Senza contare che, secondo il parere espresso dall’epidemiologo francese Didier Pittet, l’epidemia da Coronavirus non sarà sotto controllo prima dell’estate 2022.

Liguria da scoprire, calette e lidi nascosti

Con la settimana bianca definitivamente saltata e la primavera ormai alle porte, un italiano su due sta già pensando alle vacanze estive con grande desiderio, sperando che la bella stagione possa regalare un po’ di ossigeno e di libertà.

Si va sempre più alla ricerca di luoghi appartati e più difficili da raggiungere, lontani dalla folla. Calette nascostescogliere baciate dal vento con lidi raggiungibili solo dal mare e spiagge da conquistare attraverso sentieri a strapiombo sul mare.

La Liguria, in quanto a spiagge segrete, da Ponente a Levante, non scherza. Ci sono così tanti e tali luoghi dove sfuggire al caldo tra spiagge, laghetti per un bagno in spiaggette tranquille e isolate, in luoghi davvero paradisiaci.

Spiagge segrete da lasciarci il cuore, sì, proprio come le descrive Renato Zero…

Spiagge
immense ed assolate
spiagge già vissute
amate e poi perdute
in questa azzurrità
fra le conchiglie e il sale
tanta la gente che
ci ha già lasciato il cuore…

Alla scoperta delle sei spiagge

Spiaggia delle Calandre a Ventimiglia

Forse l’ultima spiaggia italiana, oppure la prima per chi proviene della Francia, la spiaggia delle Calandre a Ventimiglia è un tratto di battigia dorata circondata da una vegetazione selvaggia. È frequentata da una comunità di puristi del mare o di surfisti. La sua dimensione non è stabilita da nessuna parte, ma dipende dal maestrale. Un paradiso da salvare dalla speculazione.

Lido delle Sirene a Bergeggi

Di fronte all’isola di Bergeggi, il Lido delle Sirene è un vero angolo remoto. Per raggiungerlo bisogna scendere 187 scalini, accessibili anche per i bambini. Sassolini tendenti al nero impreziosiscono questa baia dal mare cristallino. Lo storico stabilimento Lido delle Sirene, che occupa una porzione della baia, garantisce tutti i servizi. Accanto, raggiungibile via mare o tramite una scaletta, la più segreta Punta Prodani, incantevole promontorio dai toni mediterranei. Lido delle Sirene è, a volte, soggetto alle mareggiate che lo rendono inaccessibile. In tal caso si può rimediare in una delle spiagge di Bergeggi.

Punta Crena (Varigotti)

La caletta di Punta Crena è un piccolo angolo segreto: si raggiunge in barca o con un sentiero molto impervio a strapiombo sul mare. Per molti è la spiaggia più bella della Liguria e tra le più belle d’Italia.

San Fruttuoso di Camogli con le sue calette

Un’antica abbazia medievale nei cui balconi si rilette il blu del mare. Una baia con attorno un verde straordinario. San Fruttuoso di Camogli è un sogno che si realizza. Due sono le vie per arrivarci, una semplice e una più difficile: o si percorre il lungo (ma con scorci bellissimi) sentiero da San Rocco di Camogli per Semaforo Nuovo, oppure vi si sbarca comodamente con i traghetti che partono frequenti da Camogli e Santa Margherita Ligure.

D’estate, la spiaggia di San Fruttuoso è piuttosto affollata. Ma si possono sempre scoprire le vicine calette, luoghi magici dove fare un bagno. Si possono raggiungere in barca o, per i più temerari, a nuoto.

Cala del Pozzale sull’isola Palmaria

Nel Golfo dei Poeti, davanti all’Isola del Tino, sul lato ovest della splendida Isola di Palmaria, c’è Cala del Pozzale, nota anche col nome di Spiaggia dei Gabbiani. Vi si accede con i vaporetti che partono da La Spezia e Portovenere. È una baia ciottolosa dalle pietre ben levigate, circondata da un scenario naturale, con scogliere bianche ricoperte di pinetine verdi sgargianti. Per informazioni visitare il sito Palmaria nel cuore – Cala del Pozzale.

Punta Corvo

La spiaggia più inaccessibile del levante ligure: a Punta Corvo si arriva con un ripido sentiero da Montemarcello. Si attraversano densi boschi di lecci e pinete finché, dopo aver imboccato una ripida discesa, si intravede il bagliore del mare e s’ascoltano le onde e la risacca. Non ci sono stabilimenti, sulla sabbia le orme dei gabbiani: la sensazione, una volta arrivati, è quella di essere un Robinson Crusoe, di aver scoperto qualcosa di nuovo. Tornare indietro è dura, non solo per il sentiero davvero ripido.

L’estate che verrà?

Zona rossa, arancione e gialla: avanti con le ‘regioni a colori’ finché non ci sarà l’impatto del vaccino, quindi verso settembre-ottobre? Di certo, l’estate che verrà sarà ancora all’insegna del mare italiano, del “mare nostrum”: la differenza di passo tra i vari paesi europei renderà, infatti, impossibili, se non complicati, gli spostamenti da e per l’estero ancora a lungo.

Pertanto,  presumibilmente, gli stabilimenti balneari trascorreranno la seconda estate consecutiva senza flussi di turisti stranieri, ma con un’elevata presenza di italiani che opteranno per le vacanze di prossimità, frequentando mete vicine però…cambiando, cercando, per scoprire spiagge nuove e segrete e, diciamo, andando decisamente controcorrente rispetto al leitmotiv di “Stessa spiaggia, stesso mare” della grande cantante italiana Mina…

Per quest’anno non cambiare
Stessa spiaggia, stesso mare
Torna ancora quest’estate
Torna ancora quest’estate insieme a me

E come l’anno scorso
Sul mare col pattino
Vedremo gli ombrelloni lontano, lontano
Nessuno ci vedrà, vedrà, vedrà

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