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I cinque fari liguri più belli, da Ponente a Levante

I fari, queste affascinanti sentinelle dell’infinito, con la loro luce sospesa nell’aria come una stella sconosciuta. Magri e lunghi, occhi rivolti lontano, il cuore fisso nella terra di confine, geometrie millimetriche.

I cinque fari, antichi e ricchi di storia

Il più celebre nel nostro territorio è il simbolo di Genova: la Lanterna, immortalata di giorno, di notte, durante le tempeste e quando si colora per le giornate speciali. In Liguria, però, ci sono tanti altri fari, che aspettano turisti e liguri per svelare i loro segreti. Frontiere tra terra e mare. Lumi della notte.

Antichi e pieni di storia, ma moderni. Su una roccia oppure nel cuore di una città. I fari non possono che essere importanti in una regione come la Liguria, che dal mare trae la sua forza. Ecco qualche idea su dove e come organizzare una bella gita, da Ponente a Levante.

Faro di Capo dell’Arma a Sanremo

Faro Capo dell'Arma

Il primo faro della Liguria è quello di Capo dell’Arma o di Capo Verde, situato nei pressi di Bussana nel comune di Sanremo. Venne costruito dal Genio Civile nel 1912 ed elettrificato nel 1936, ma durante la seconda guerra mondiale, fu distrutto dalle truppe tedesche in ritirata.

Fu ricostruito dalla Marina Militare nel 1948. L’imponente edificio colorato in bianco e nero domina il mare verso sud e la sua lampada è visibile anche nella vicina Francia.

Purtroppo non è visitabile, ma si può camminare dall’Aurelia verso il Poggio di Sanremo e ammirare lo stupendo scenario in cui è inserito.

Faro di Capo Mele

Faro Capo Mele

Il faro è situato sul promontorio di Capo Meletra Laigueglia e Andora in provincia di Savona, è il limite ovest del golfo di Genova. Costruito nel 1856, conserva ancora la sua bella architettura della metà dell’Ottocento, anche se subì danni durante la Seconda Guerra Mondiale.

Funzionò a petrolio fino al 1909, poi ad acetilene ed è elettrico dal 1949. Ospita una la lanterna dodecagonale originale a tre corsi di vetri piani, raggiungibile tramite una scala di 74 gradini.

La Lanterna di Genova

Lanterna di Genova

La Lanterna di Genova è il faro più alto del Mediterraneo con i suoi 117 metri d’altezza e anche il più antico d’Europa: venne costruito nel 1128. Sorge su una collina Capo di Faro o di San Benigno, eliminata nella seconda metà degli anni ’20 del XX secolo per creare nuovi spazi per la città e per il porto. La sua storia millenaria ne ha fatto il simbolo della città di Genova e della Liguria.

Tuttora attivo, ha un’ottica da 700 mm di distanza focale e pannelli di prismi deflettori per la segnalazione aerea. Ai suoi piedi è nato un parco che si sviluppa tra le mura del seicento e la Porta Nuova, antico accesso a Genova, con un panorama sul porto di Genova, per poi arrivare al Museo della Lanterna, che racconta la storia del faro di Genova, dalla sua costruzione. Museo che si può visitare in maniera virtuale, o con visite guidate ed eventi ne fanno uno dei luoghi più visitati della città.

Nonostante l’età, la Lanterna è attiva sui social network: sulla sua pagina facebook si trovano spesso dirette e le immagini della webcam, mentre un calendario specifico specifico definisce le varie colorazioni del monumento per rendere omaggio a eventi e giornate internazionali.

Faro di Portofino

Faro di Portofino

Posto sul limite estremo del Parco di Portofino, si tuffa letteralmente nel Mediterraneo. Bello anche da vedere durante un bel giro in barca nel Golfo del Tigullio.

Si raggiunge dalla famosa Piazzetta del borgo dei vip, con un sentiero che sale tra i muri a secco e le ville, fino alla chiesa di San Giorgio e proseguendo oltre il caratteristico cimitero fino al Castello Brown, per arrivare al Faro, punta estrema del promontorio.

Molti appassionati si immergono nelle acque antistanti: una delle immersioni più spettacolari e incontaminate in Liguria e in Italia.

Faro di San Venerio

Faro San Venerio

Il faro di San Venerio, situato sull’isola del Tino, di fronte alla città di Porto Venere, in provincia della Spezia. Il borgo antico, le Isole Palmaria, Tino, Tinetto e l’Area Marina Protetta fanno da cornice e sono testimonianze preziose di una rapporto armonioso tra uomo e natura.

Un sodalizio costruito e consolidato nel tempo che è stato riconosciuto dall’UNESCO con l’istituzione del Sito Porto Venere, Cinque Terre e Isole.

Costruito nel 1839, dal 1840 guida i naviganti del Mar Ligure orientale. L’isola del Tino è zona militare e quindi vietata al pubblico tranne il giorno del 13 settembre, la ricorrenza di San Venerio, patrono del golfo della Spezia e dei fanalisti d’Italia.

Un faro è un punto fermo. L’ho sempre pensato fin da bambina. Presente e intermittente come un faro. Così, spesso, si splende e poi ci si ritira ognuno dentro la propria ombra. Dulcis, c’è il guardiano del faro, la metafora più bella del mondo.

Un viaggio romantico alla scoperta dei fari in Liguria e… tra il dire e il “faro” c’è di mezzo il mare.

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Cinque Terre, un itinerario seducente

Cinque Terre, il Salto della Lepre. Siamo al Parco Nazionale delle Cinque Terre. Un territorio in cui mare e terra si fondono a formare un’area unica e suggestiva, fatto di antichi villaggi di pescatori caratterizzato da case colorate e da vigneti aggrappati ai ripidi terrazzamenti ricavati sulla costa.

Cinque Terre, il fascino del Parco

Un itinerario da Levanto a Bonassola e Framura, lungo un sentiero litoraneo straordinariamente scenografico nel Parco delle Cinque Terre.

Un tratto di costa che è un concentrato di bellezze paesaggistiche e angoli architettonici da godere passo dopo passo, ad iniziare dai tesori monumentali di Levanto, porta di accesso occidentale del Parco Nazionale delle Cinque Terre.

Salto della Lepre: il percorso, tappa dopo tappa

In un’atmosfera tipicamente mediterranea, ci si lascia alle spalle il centro storico medioevale di Levanto per raggiungere Bonassola, dove la Chiesa di Santa Caterina testimonia il legame fra il borgo e il mare conservando gli ex-voto dei naviganti.

Tappa successiva è il Salto della Lepre (120 m), punto panoramico sovrastante Punta Monte Grosso. Una pittoresca scogliera, un salto di 100 metri nel mare blu, una chiesetta rosa a picco sul mare, un paese nascosto pieno di fiori nella verdeggiante macchia mediterranea.

Una passeggiata seducente e varia, immersa nei colori e nei profumi della riviera: questa è la bellezza selvaggia e l’atmosfera da fine del mondo del Salto della Lepre.

Boschi di lecci e pini, interrotti qui e là da casolari, orti e vigneti, accompagnano i nostri passi sino a Framura e al suo spicchio di terra a picco sul mare. Al ritmo delle onde si segue ancora più da vicino il mare lungo la pista ciclopedonale, ottenuta sullo storico tracciato ferroviario dell’Ottocento.

Calette e spiagge nascoste

Calette e spiagge nascoste e segrete, scorci incredibili e angoli segreti si aprono tra le gallerie illuminate della pista ciclabile. Bonassola è li vicina, anche la stazione ferroviaria del borgo, però la visita non si può considerare completa senza una passeggiata fino alla Cappelletta della Madonna della Punta, all’estremità del promontorio occidentale che chiude la baia.

Qui, si possono posare zaini e scarponi per accarezzare il bagnasciuga, rigenerare i piedi, giocare con gli spruzzi delle onde che s’infrangono a riva.

Viaggiare, oggi…

Che sia un viaggio immaginario, dettato dalle misure imposte dalla Covid-19, o da “mettere in agenda” è sempre un partire, ogni volta e, per dirla alla Charles Baudelaire “i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole”.

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Alla scoperta del Parco delle Mura e il “giro dei forti”

Alla scoperta del Parco delle Mura, più comunemente Parco Peralto, molto amato dai genovesi: è l’area verde più grande di Genova, deve il suo nome alle Mura Nuove erette nel Seicento a maggior difesa della città e del suo bacino portuale.

Parco della Mura e i forti militari 

Oltre alle Mura seicentesche il Parco comprende alcuni forti militari costruiti fra il XVII e il XIX secolo e tutela i valori naturalistici di quest’area protetta, 617 ettari di colline a cavallo tra la Val Bisagno e la Val Polcevera, in cui vivono alcune specie animali e vegetali protette perché rare o endemiche.

Il percorso classico inizia dal capolinea superiore della funicolare Righi e prosegue verso i Forti Castellaccio e Sperone, a 450 mt. di quota; già da qui la vista si apre su tutta la città e la natura è sovrana.

L’escursione può ora continuare verso l’ottocentesco Forte Begato che domina la Val Polcevera, o verso l’interno per raggiungere il piccolo Forte Puin ed il magnifico Forte Diamante, posto a 660 mt. di quota, il più alto ed isolato del Parco.

Lo sapevate che?

Una curiosità: le mura seicentesche sono un vero record, e rappresentano la più lunga cinta muraria in Europa e la seconda al mondo dopo quella cinese. Un vero e proprio patrimonio immenso. L’itinerario attraversa pascoli, prati, boschi, ruderi di un passato agreste e pastorizio.

Dal sentiero principale si distaccano, inoltre, deviazioni che permettono il collegamento con altri percorsi e consentono di modulare la visita a seconda delle singole esigenze di tempo, difficoltà ed interesse.

Il “giro dei forti”

Andar per forti è sempre un’emozione unica, un tuffo nella natura e nella storia. Bellissimi, scenici e imponenti. I forti militari vennero costruiti sulle alture e alcuni anche vicino alla costa, per difendere la città, e fanno parte della complessa teoria delle sette cinte murarie che si sono sovrapposte nel tempo.

Molti di essi sono ancora visibili e visitabili (mentre di alcuni non restano che pochi ruderi, e altri ancora sono stati demoliti), per un totale di 16 fortificazioni più alcune altre costruite a ponente.

Si trovano sulle alture tra Cornigliano e Sestri Ponente  nella seconda metà dell’Ottocento, il bastione San Bernardino, le torri ottocentesche e le numerose batterie costiere.

Esplorare le alture della città, le fortificazioni ottocentesche e le antiche mura, percorrendo l’antico sentiero immerso nella natura, che costeggia le mura seicentesche fino al forte Sperone.

Si può proseguire verso il forte Puin lungo il cosiddetto “sentiero delle farfalle” e le antiche neviere e ritornare alla funicolare costeggiando il forte Castellaccio.

Quanti e quali sono i forti?

  • Forte Castellaccio
  • Forte Sperone
  • Forte Begato
  • Forte Tenaglia
  • Forte Crocetta
  • Forte Belvedere
  • Forte Puin
  • Forte Fratello Minore
  • Forte Fratello Maggiore
  • Forte Diamante
  • Forte San Giuliano (che oggi è sede del comando regionale dei Carabinieri)
  • Forte San Martino
  • Forte Santa Tecla
  • Forte Quezzi
  • Forte Richelieu
  • Forte Monteratti
  • Forte Monte Croce
  • Forte Casale Erselli

 

I più famosi

Vediamo, insieme, i più famosi e meglio conservati con una gita nel “Parco delle Mura e la Cerchia dei forti che offre al turista un giro che tocca, oltre alla bellissima cinta, Forte Crocetta, Forte Tenaglia, Forte Begato, Forte Sperone, Forte Castellaccio, Forte Puin, Fratello Minore, Forte Diamante. 

Forte Sperone

Situato sul monte Peralto, nel punto di intersezione ad angolo acuto delle due fronti principali della cinta, l’una che domina la Valpolcevera e l’altra la Valbisagno, Forte Sperone è il luogo simbolo della potenza del capoluogo ligure con i percorsi verticali delle torri, la vastità delle volte in laterizio della Caserma superiore, lo stupefacente spazio circolare della Cappella e l’immensità del paesaggio che si può godere dai Bastioni.

Nel Seicento, con la costruzione delle Mura Nuove, l’opera entra a far parte del perimetro di cinta e nel 1747 viene ampliata e assume, con Giacomo Brusco, un aspetto che lo differenzia dagli altri forti, per la grandiosità delle masse murarie.

forte sperone

 

Forte Puin

Il Puin, il cui nome deriva dalla ridotta dei Pani con riferimento alla funzione di approvvigionamento rivestita in passato, è stato realizzato durante il periodo napoleonico e si deve a Brusco e Barabino la realizzazione tra il 1815 e il 1828.

Si configura come una massiccia torre di pietra a pianta quadrata circondata da un recinto rettangolare bastionato con una freccia sul lato nord che conferisce una conformazione a stella. Un ponte levatoio che sormonta il fossato, introduce all’interno della cinta.

Forte Puin

 

Le altre attrattive 

Nel magnifico paesaggio dell’Area Naturale Protetta d’interesse locale “Parco delle Mura” diverse sono le soluzioni che si possono scegliere per proseguire la giornata: da un giro nel Parco Avventura, alla visita all’Osservatorio Astronomico (nei week-end), ad una semplice passeggiata in cerca di fossili o farfalle.

Anche l’area giochi del Parco delle Mura (Parco Gianni Calcagno) che si trova sulle alture di Genova, e consiste in un’area, completamente ristrutturata nel 2017, attrezzata picnic e di un ampio  parco giochi, completo di pista di pattinaggio, di pista ciclabile ad anello e, soprattutto, con un campo da calcetto, per bambini, anche i diversamente abili.

E non finisce qui…

E altre meraviglie come la funicolare Zecca-Righi, il punto di partenza del nostro trekking, il trenino di Casella, un trenino colorato che sembra un giocattolo, ma che è la ferrovia storica, chiamata del Bernina, ancora funzionante, meglio conservata d’Italia, e l’Acquedotto Storico, una vera e propria Via dell’Acqua nella Val Bisagno.

Ogni cento metri il mondo cambia. Gli scienziati dicono che siamo fatti di atomi, ma un albero mi ha sussurrato che siamo fatti di sogni, un’onda mi ha detto che siamo fatti di viaggi. Vi aspetto per il prossimo viaggio, a puntate, dunque, per fare altra “strada” e scrivere altre pagine “in movimento”, insieme…

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Quali sono i laghi più grandi della Liguria?

Quanti e quali sono i laghi della Liguria? Ve lo siete mai chiesti? Si potrebbe rispondere che ce ne sono tanti se si prendono in considerazione anche quelli artificiali, ma i laghi naturali sono pochi e di modeste dimensioni. 

I laghi più grandi, alla scoperta del Brugneto

Il più importante della Liguria, per estensione, è il Lago del Brugneto, circa 1 chilometro quadrato di superficie. Il lago del Brugneto si trova in provincia di Genova situato nel Parco naturale regionale dell’Antola, nell’Alta Val Trebbia ed è un lago artificiale. Il lago è costituito da un bacino artificiale a sbarramento dell’omonimo torrente Brugneto affluente del fiume Trebbia. La lunghezza del lago è di circa 3 chilometri mentre la larghezza massima è di circa 200 metri, il perimetro è di circa 13,5 chilometri. Si può costeggiare il lago attraverso il Sentiero del Brugneto che in parte segue la riva del lago e in parte si addentra sui pendii sovrastanti.

Lo sapevate che una leggenda relativa al lago narra che nei periodi di siccità si vede riaffiorare dallo specchio d’acqua la punta del campanile della chiesa del vecchio borgo sommerso di Frinti?

I laghi naturali e artificiali in Liguria

In Liguria si contano una quindicina di laghi naturali e artificiali, la maggior parte in provincia di Genova, che ne conta una decina. Tra i laghi naturali quello di maggior estensione è probabilmente il Lago delle Lame che si trova in provincia di Genova e si estende per circa 3600 metri quadrati, è uno dei pochi laghi glaciali della Liguria e si trova nella zona più alta dell’Appennino ligure.

Qui vicino, si trova un altro piccolo gruppo di laghi ovvero i Laghi delle Agoraie. Sono sei di cui quattro laghetti perenni di rara bellezza ovvero il lago degli Abeti, il lago Riondo, le Agoraie di Mezzo e le Agoraie di Fondo o Stagno grande; mentre i due laghi stagionali si chiamano Pozza degli Abeti e Stagno Piccolo. La riserva naturale Agoraie di sopra e Moggetto, o Stagno Lastro, è molto interessante per l’ittiofauna che qui trova ideale habitat. Il gruppo dei laghi delle Agoraie di Sopra è senza dubbio il più interessante; fra questi spicca il lago degli Abeti, che deve il suo nome alla presenza di numerosi tronchi fossili di Abete Bianco adagiati sul fondo e tuttora visibili. E’ possibile raggiungere la zona seguendo delle strade secondarie sia dalla direzione di Chiavari che da Piacenza.

Altri laghi naturali in provincia di Genova

Altri laghi naturale in provincia di Genova, nell’Appennino Ligure, sono il lago Asperelle, un piccolo laghetto naturale sul versante nord-ovest del Monte Aiona, e il lago di Rezzo, un piccolo lago perenne di origine naturale posto in un’incavata conca nei pressi dei paesi di Magnasco, Villarocca e Villanoce (Val d’Aveto, Liguria, comune di Rezzoaglio). Presso gli abitanti del luogo è noto come Lago dei Pesci Rossi, a causa dell’immissione di pesci rossi appunto.

I Laghi del savonese

In direzione Ovest, in provincia di Savona, si segnala il Lago di Osiglia, bacino artificiale in val Bormida di circa 3 chilometri di lunghezza è il più grande lago della provincia di Savona. Sempre in provincia di Savona,  il lago Scanizzon, piccolo lago di origine probabilmente glaciale.

E verso Ponente?

In provincia di Imperia di segnala il Lago di Tenarda, quasi interamente compreso nel comune di Triora, dal 2007 è entrato a far parte del Parco naturale regionale delle Alpi Liguri, si tratta di un lago artificiale di circa 0,3 chilometri quadrati.

Nello spezzino e nel sarzanese

Il viaggio itinerante continua in provincia di La Spezia dove incontriamo  alcuni laghetti artificiali di modeste dimensioni formatisi entro le cave di escavazione della ghiaia nella bassa Val di Magra, tra questi si segnalano i Bozi di Saudino, di origine artificiale derivanti da ex cave di argilla e ghiaia allagate dall’acqua di falda, e il lago Pallodola, nel territorio sarzanese. Nell’omonima località Pallodola si segue il torrente Calcandola fino al fiume Magra, nei pressi del lago. Si tratta di una ex cava per l’estrazione di materiali inerti ricovertita e soggetta a rinaturalizzazione. Si costeggia il lago e i suoi stagni e quindi lungo il fiume caratterizzato dalla tipica vegetazione ripariale a pioppi e salici. Arrivati al canale Gora dei Mulini, si può raggiungere Ponzano Magra e Santo Stefano Magra.

Aspettando di viaggiare senza confini, in Liguria e nel Mondo, ecco alcune proposte…

 

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In Liguria, alla scoperta del Lago della Tina

In Liguria, alla scoperta del Lago della Tina. La Liguria e i suoi tanti laghetti, sia a levante che a Ponente. Da quelli di Nervi a quelli in Valbrevenna, a Pegli, ai laghetti di Rocchetta Nervina nell’imperiese. Stavolta, andiamo a ponente alla scoperta del Lago della Tina, uno dei più amati in Liguria, nel parco del Beigua, tra Genova e la provincia di Savona.

Lago della Tina, un percorso rilassante

L’itinerario dalla località Agueta al Lago della Tina è un rilassante percorso che consente di visitare un angolo suggestivo del Parco del Beigua, l’alta Val Leone. Un percorso con scorci panoramici cascatelle, ruscelli, pinete e la caratteristica zona del lago. Un trekking sulle alture di Arenzano, immersi nella natura selvaggia della Val Lerone tra piccoli guadi, laghetti e ponti sospesi, permette di ammirare come l’uomo ha domato la natura circostante. Si può raggiungere con una facile passeggiata dalle alture del paese.

Il Parco del Beigua

Il comprensorio del Parco Naturale Regionale del Beigua, la più vasta area naturale protetta della Liguria, custodisce gelosamente la storia geologica della regione, raccontata attraverso affioramenti rocciosi, mineralizzazioni, giacimenti fossiliferi e spettacolari forme modellate senza sosta per effetto degli agenti esogeni. Per l’eccezionale patrimonio geologico presente, nel marzo 2005 il comprensorio del Beigua è entrato a far parte delle reti internazionali come Geoparco Europeo e Mondiale. Successivamente, nel novembre 2015, lo stesso territorio è stato riconosciuto come sito UNESCO ed inserito nella prestigiosa lista dei Geoparchi Globali (UNESCO Global Geoparks).

Lago della Tina: come arrivare

Usciti dall’autostrada al casello di Arenzano (A10 Genova – Ventimiglia), bisogna proseguire in direzione Savona. Dopo aver svoltato verso l’Ospedale della Colletta, si raggiunge in auto la località Terralba, da qui si percorre via Pecorara sino alla Località Agueta, dove si posteggia in un ampio slargo nei pressi di un Agriturismo Agueta du Sciria. Il sentiero inizia 50 metri dopo il ristorante: nei pressi di un pannello indicativo e di alcune segnalazioni, si imbocca a sinistra una strada sterrata.

Il percorso

Questa, dopo un primo tratto quasi pianeggiante, prende poi a innalzarsi con modesta pendenza, sino a raggiungere dopo circa 2 km, il Passo della Gua (348m). Dal passo è possibile raggiungere direttamente il lago della Tina, percorrendo il sentiero di sinistra con segnavia T per poco più di 30 minuti (quello a destra è più lungo). Si è circondati da un paesaggio molto suggestivo, tra mare e monti, in stile tipicamente ligure. 

All’ombra dei castagni

Lungo il percorso verso i laghetti, sulla sinistra, c’è la deviazione per l’Area del Castagno, che dà la possibilità di rifocillarsi all’ombra dei castagni. Venti minuti più avanti, continuando la discesa, c’è il Ponte Negrone. Tornando al percorso per il Lago della Tina (prestare la massima attenzione, come per tutti gli itinerari in Liguria), all’arrivo si scorgono tre laghetti: il più suggestivo per fare un tuffo è quello più alto.

La sensazione dell’andar per laghi, almeno per chi scrive, è quella che ci sia un “lago di luce” in fondo all’anima dove prima o poi tutti ritornano. Forse, la bellezza, la spensieratezza e la semplicità dipende da una passeggiata intorno al lago, ieri, oggi e domani, pur al tempo della Covid-19…

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Nasce in Liguria il Centro Italiano dedicato alla Lavanda

Nasce in Liguria il Centro Italiano dedicato alla Lavanda. Nella riviera di Ponente il primo Centro Italiano di formazione, cultura, ricerca e produzione della lavanda: una novità assoluta per fornire a livello nazionale tutto il supporto scientifico e culturale, ma anche di esperienza, necessario allo sviluppo delle attività di coltivazione, diffusione e promozione della lavanda.

Il primo Centro Italiano in Liguria e le realtà coinvolte

Il Centro Italiano di Formazione Cultura Ricerca e Produzione Lavanda nasce in questi giorni, ma è figlio delle solide basi dell’esperienza maturata negli ultimi sei anni con il progetto Lavanda della Riviera dei Fiori, grazie alla collaborazione dei Comuni delle province di Imperia, Savona e Cuneo. La finalità è quella di “fare rete” o “fare sistema” e costituire un valido e reale punto di riferimento per la tutela e lo sviluppo di una produzione come quella della Lavanda.

La lavanda, tra storia, usanze e curiosità

La lavanda è una pianta meravigliosa, dal colore viola e il profumo intenso, utilizzata in campo estetico, erboristico e casalingo e il cui utilizzo affonda le proprie radici nell’antica tradizione nel nostro Paese.
Il nome francese lavande deriva dal verbo lavare e la pianta è originaria della zona del mediterraneo anche se si coltiva in tutto il mondo. E’ solo in Provenza però che possiamo ammirare dei paesaggi unici con infinite distese di campi di lavanda tanto che a giugno e luglio si festeggia la Festa della Lavanda.

Storia della lavanda

Questa pianta ha una storia molto interessante e delle usanze davvero curiose. Già nel medioevo si utilizzava per lavare e disinfettare i pavimenti e al tempo degli antichi romani si mettevano dei rametti di lavanda nell’acqua dei bagni termali e si usavano per preparare infusi e decotti per la bellezza della pelle e dei capelli. Lo sapevate che la lavanda era la pianta degli innamorati che, per dimostrare il loro affetto, si scambiavano mazzolini di lavanda?

Usanze

L’utilizzo della lavanda era molto usata anche per aromatizzare il cibo e per curare le malattie. Una leggenda provenzale narra che i guantai di Grasse utilizzavano l’olio di lavanda per profumare i pellami e grazie a questo divennero immuni dalla peste. Nell’800 venivano usate alcune gocce di essenza di lavanda nell’acqua del bucato e ancora oggi si utilizza per profumare gli ambienti. L’olio di lavanda, non a caso, è indicato per le palpitazioni di origine nervosa. Secondo alcuni studi, inoltre, il profumo della lavanda calma l’ansia e stimola addirittura la produttività in un ambiente di lavoro.

La lavanda, poi, ancora oggi, è considerata un portafortuna e una sorta di amuleto per garantire prosperità e fecondità a chi la indossa…

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I laghetti di Rocchetta Nervina: oasi verdi nell’imperiese

I laghetti di Rocchetta Nervina, in Liguria, sono pozze blu e verdi, con giochi di luce e riflessi. A levante come a ponente, sono posti tutti da scoprire, sempre rispettando l’ambiente e più accessibili nei mesi ‘caldi’, in tutti i sensi: clima e viabilità. 

I laghetti di Rocchetta Nervina, pozze paradisiache

Stavolta “andiamo sempre per laghetti”, verso l’estremo Ovest, nella Riviera di Ponente e, precisamente, nell’imperiese. Tra loro, meritano una segnalazione i laghetti di Rocchetta Nervina nell’imperiese. Non lontani dalla strada, queste pozze paradisiache offrono una valida alternativa al bagno in mare. Se l’acqua è troppo fredda e non ve la sentite di tuffarvi, potete fare una bella escursione con gli occhi…

Come raggiungere questi laghetti nello scenario delle Alpi Liguri? 

Rocchetta Nervina, situata sulla strada Provinciale della Val Nervia a circa 13 chilometri da Ventimiglia, è raggiungibile, oltre che dalla Statale Aurelia anche dall’Autostrada A10 con uscita a Bordighera o Ventimiglia. Inoltre, la Riviera Trasporti assicura un servizio regolare di autobus con partenza da Ventimiglia.

Il borgo medioevale di Rocchetta Nervina 

Appena a ridosso delle case del borgo medievale di Rocchetta Nervina inizia una serie di conche naturali conosciute come i laghetti, meta estiva per gli amanti della natura. Le acque limpide e cristalline che rispecchiano il blu del cielo e il verde brillante della vegetazione circostante rendono l’atmosfera selvaggia e suggestiva.

Il canyon del torrente del Barbaira

Più a monte si trova il canyon vero e proprio del torrente Barbaira in cui migliaia di sportivi di tutta Europa ogni anno praticano il torrentismo. Questo sport, che assembla le tecniche di discesa speleologica con l’alpinismo e il nuoto, rappresenta una grande attrazione e permette di conoscere un ambiente assolutamente unico quale è l’ecosistema della canyon del Barbaira, con le sue rocce, i muschi, le felci e i suoi bacini verde smeraldo.

Il sentiero per raggiungere il punto di inizio del canyon, ponte Cin, comincia presso l’Oratorio e passa accanto alla chiesetta campestre di San Bernardo. Il tracciato, che fa parte del sentiero Balcone, conduce, con una splendida passeggiata di cinquanta minuti, a Ponte Cin e più avanti al Ponte Pau.

Intorno a Rocchetta Nervina, quindi, tra il Barbaira e il Rio Oggia, si trovano tanti laghetti per fare un bagno rinfrescante e passeggiare immersi nella natura.

Perché, tra un dpcm e decreto legge, si tornerà a viaggiare “senza confini”, nel mentre non rinunciamo a farlo dentro noi e “vicino a casa”…

Personalmente, i laghi mi rimandano, da sempre, l’immagine di una sorta di pozzanghere rimaste dopo il diluvio. Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell’io si riflette in essa.

E, per dirla alla Henry David Thoreau, “un lago è il tratto più bello ed espressivo del paesaggio. È l’occhio della terra, a guardare nel quale l’osservatore misura la profondità della propria natura”.

 

 

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Andar per laghetti in Liguria: un tuffo nel verde

Andar per laghetti in Liguria: un tuffo nel verde. La primavera, un’altra sotto il segno della Covid-19, è alle porte, la voglia irrefrenabile di libertà, la fuga dalla città, anzi dalle case di città, evitando il caos autostrade, code, ingorghi e senza “assembrarsi” nelle spiagge gremite di persone, ci spinge a cercare spazi aperti e “nascosti”, quasi “segreti”.

Andar per laghetti, ecco un primo elenco

Esiste un’alternativa. Quale? I laghetti. Hanno il vantaggio di essere anche meno frequentati e, di conseguenza, più vivibili. Inoltre, sono raggiungibili in auto e disposti in direzione contraria a quella percorsa dai turisti, che ogni weekend invadono le autostrade. Ecco allora una lista di quelli “più comodi” per i genovesi (e non) che desiderino rifugiarcisi alla ricerca del fresco perduto. Per fare un bagno, o semplicemente fare  una passeggiata turistica costeggiandoli.

Prendete carta e penna…

Laghetti di Nervi

Gioiello del levante genovese, Nervi è sia località balneare che luogo di relax per via dei suoi bellissimi parchi. Pochi sanno, però, che offre anche un’altra occasione di fuga dalla città: i suoi laghetti. Immersi in un meraviglioso panorama naturale a pochi chilometri dal mare, i laghetti di Nervi sono caratterizzati da acque verdi e limpide, ed essendo coperti per gran parte dagli alberi, rappresentano davvero il luogo perfetto in cui rilassarsi al fresco.

Come arrivare ai Laghetti di Nervi? Entrati a Nervi e scesa la rampa da Corso Europa raggiungendo via Oberdan (via principale di Nervi), dopo 10 metri svoltare a sinistra in via del Commercio. Si giunge ad un bivio e si segue verso destra fino al cimitero di Nervi. Si prosegue ora con il torrente scoperto, fino quasi al termine della via. Quindi si prende l’unica strada che c’è a destra, è una ripida salita (via superiore Torrente Nervi) che porta al cimitero nuovo. Dopo circa 300 m si posteggia nelle vicinanze di via Molinetti di Nervi, stradina collinare transitabile solo in moto, in mountainbike o a piedi. Percorsi 1,6 km si raggiunge il piccolo borgo di Molinetti che sovrasta i Laghetti di Nervi.

Laghetti del Gorzente

Il sentiero naturalistico dei Laghi del Gorzente è un paradiso a pochi chilometri da Genova, con il verde intenso dei pini e l’azzurro delle acque dei laghi, che si trovano tra Bosio (Alessandria), Campomorone e Ceranesi. Si inizia con un percorso in piano, per poi attraversare dei ruscelli e giungere al lago Lungo. Si può proseguire su un sentiero prima in salita e poi in discesa, prima di approdare al lago Bruno. Qui potete raggiungere la Casa del Guardiano, e poi proseguire sull’altra sponda del Lago Lungo fino ad arrivare alla sbarra e scendere al Passo di Prato Leone per tornare al valico di Prou Renè, dove solitamente si lasciano le auto. Sul il percorso ci sono i cartelli che indicano Sentiero naturalistico Laghi del Gorzente.

Lungo il corso del fiume, prima di arrivare ai laghi artificiali (dove non si può fare il bagno), c’è un sentiero naturalistico pianeggiante e agevole e la possibilità di fare escursioni oppure un bagno nel torrente Gorzente. Per arrivare bisogna andare fino al Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo, dove ai Piani di Praglia parte il sentiero per i laghi del Gorzente.

Laghetti di Pegli

Sempre a Ponente, ma tornando verso Genova (in Val Varenna), ci sono i laghetti di San Carlo, a San Carlo di Cese, sopra Pegli. Per raggiungerli, poco prima di San Carlo, si parcheggia la macchina lungo la strada e si scende verso il sentiero che segue il torrente Rio Gandolfi. Subito si incontrano due laghetti piuttosto grandi, ma proseguendo il sentiero se ne possono trovare altri più piccoli, ma puliti e tranquilli.

Laghetti in Valbrevenna

Nell’entroterra ligure, in Valbrevenna, nei dintorni di piccoli paesi del comune di Montoggio, resistono alcuni specchi d’acquatotalmente immersi nel verde, che offrono l’opportunità di immergersi in laghetti ancora non inquinati e di prendere il sole in un clima fresco e piacevole. Non fatevi spaventare da percorso tortuoso che dovrete fare per arrivarci: la giornata passata in acqua vi consolerà.

Ecco come raggiungerli: una volta arrivati a Montoggio, a circa 50 minuti dal centro di Genova, dovete dirigervi verso Casella. Sulla via si apriranno le indicazioni per diversi paesi: la strada che io ho percorso in macchina è quella in direzione di Valbrevenna e poi di Molino Vecchio, paese che si trova proprio all’imbocco della Valle. Dalla macchina, bisogna aguzzare la vista per scovare i laghetti tra la vegetazione. Non ci sono altre indicazioni per trovarli, ma se proprio vi trovate in difficoltà, chiedete indicazione agli abitanti del posto. Sulla via del ritorno a casa potrete, inoltre, godere di uno spettacolo affascinante: la città vista dall’alto, nel suo sposalizio di mare e monti.

Laghetti della Val Lentro

Se siete alla ricerca di una zona tranquilla e sconosciuta ai più, non potete perdervi i Laghetti della Valle del fiume Lentro, tra il Monte Fasce e il colle di Traso. Sullo stesso percorso che scorre lungo il fiume Lentro si incontrano, partendo da Viganego in Val Bisagno, prima il Laghetto del Ponte e poi, avanzando oltre i ruderi di antichi mulini, il Laghetto Muin. Il percorso è semplice e adatto a tutti e una volta scelto il laghetto preferito per la giornata non resta che rilassarsi tra le fresche acque e il verde della natura.

Lago del Pignattin

Spostandosi in un’altra valle della provincia di Genova, la Valle Stura, si incontra un altro laghetto degno di nota: il Lago del Pignattin. Semi nascosto nel tratto più selvaggio della valle, il lago è immerso nella pace più completa ed è caratterizzato da una purissima acqua trasparente. Lo si raggiunge da San Pietro di Masone e seguendo la traccia gialla fino a raggiungere questo spiazzo incontaminato.

Laghetti della Tina

Un’altra località balneare inconsapevole ospite di un punto di ritrovo nella natura è Arenzano, Comune del Ponente ligure localizzata all’interno del comprensorio del Parco Naturale del Beigua. I laghetti della Tina sono un vero angolo di paradiso tra la montagna e il mare, inseriti in una splendida cornice naturale e con vista aperta sul panorama sottostante. Vi si accede dalla località di Curlo, dove si deve lasciare la macchina e proseguire a piedi in un percorso adatto anche ai più piccoli.

Laghetti del Rio Scaggion

Nel ponente, non mancano i torrenti dove fare un bel bagno. Uno di questi è l’Arrestra che nasce dalla dorsale tra il Monte Beigua (1287 m) e il Monte Sciguello (1103 m), ed è formato da due rami sorgentizi: il Rio Scaggion (a ovest) e il Rio Prialunga (a est).

Per raggiungerli si parte da Varazze, seguendo le indicazioni per il Monte Beigua, e si prosegue sulla provinciale in direzione Casanova verso la località Faje. La strada sale su per la dorsale tra la valle del torrente Teiro a ovest, che sfocia a Varazze, e quella dell’Arrestra, che sfocia tra Varazze e Cogoleto segnando il confine tra le province di Savona e di Genova. Su una curva in cui il paesaggio si apre (Passo del Muraglione), si trovano le indicazioni per il Deserto di Varazze: prendendo la strada in discesa per circa due km, si vede scorrere il Rio Scaggion, ed è proprio al secondo ponte che potrete lasciare l’auto e iniziare il percorso a piedi.

Il percorso

Una piccola pista in salita, indicata da segnavia giallo, risale il corso d’acqua lungo la sponda destra e in circa dieci minuti porta a una cascata che, scendendo da un’enorme massa di roccia verde, forma un’ampia pozza profonda, raggiungibile da un sentiero secondario poco evidente. Questo è il punto più soleggiato della valle del Rio Scaggion e, grazie alle ampie rocce piatte e lisce che si trovano a valle della pozza, è possibile stendersi a prendere il sole o, se la temperatura lo consente, ad asciugarsi dopo un bagno nell’acqua fresca del torrente.

Tornando al sentiero principale, in circa quindici minuti si può raggiungere un’altra pozza più profonda, caratterizzata da uno scalino nel punto in cui entra l’acqua e da una grande roccia piatta. Questa zona è più ombrosa della precedente, ma essendo lungo il sentiero principale, è più facile da raggiungere. L’itinerario del Rio Scaggion è meno soleggiato, ma accessibile a tutti, mentre gli appassionati di canoa potranno avventurarsi lungo il Rio Prialunga che, va ricordato, è più pericoloso e famoso per le sue spettacolari cascate.

Una volta asciugati e riposati, se avete voglia di concludere in bellezza la giornata, potrete visitare l’Eremo del Deserto (info 019 918050), convento dei Carmelitani Scalzi risalente al XVII secolo che si trova poco distante, acquistare miele e prodotti tipici o percorrere un sentiero botanico con decine di specie. E infine rifocillarvi all’agriturismo Fonda (info 019 918201), rinomato per la sua cucina e per le sue merende.

Lago delle Lame

In Val d’Aveto si trova un’altra gemma lacustre nascosta: il Lago delle Lame. Il lago è, in realtà, una serie di conche di dimensioni variabili formate con l’erosione operata da un antico ghiacciaio e oggi ricche di acqua e di vita. Tra le attività da fare, oltre allo starsene in panciolle a godersi il fresco, sono consigliate la pesca alla trota, la visita al Museo del Bosco e la passeggiata alla Cascata di Ravezza. Per arrivare al Lago si esce dall’autostrada a Carasco e si seguono poi le indicazioni per Rezzoaglio e il bivio per il lago.

Laghetti di Rocchetta Nervina

Appena a ridosso delle case di Rocchetta Nervina (Imperia), inizia una serie di conche naturali conosciute come i laghetti, meta estiva per gli amanti della natura. Le acque limpide e cristalline che rispecchiano il blu del cielo e il verde brillante della vegetazione circostante rendono l’atmosfera selvaggia e suggestiva.

Più a monte si trova il canyon vero e proprio del torrente Barbaira in cui migliaia di sportivi di tutta Europa ogni anno praticano il torrentismo. Questo sport che assembla le tecniche di discesa speleologica con l’alpinismo e il nuoto, rappresenta una grande attrazione e permette di conoscere un ambiente assolutamente unico quale è l’ecosistema della canyon del Barbaira, con le sue rocce, i muschi, le felci e i suoi bacini verde smeraldo. Il sentiero per raggiungere il punto di inizio del canyon, ponte Cin, comincia presso l’Oratorio e passa accanto alla chiesetta campestre di S. Bernardo. Il tracciato, che fa parte del sentiero Balcone, conduce, con una splendida passeggiata di cinquanta minuti, a Ponte Cin e più avanti al Ponte Pau.

Alla scoperta. Anzi, alla riscoperta…

La Liguria, non è particolarmente conosciuta per i suoi laghi e laghetti, balneabili e non, il turismo, quello sempre più di prossimità, dettato dall’emergenza Coronavirus, riscopre l’entroterra: laghi, fiumi e sentieri, da ponente a levante.

Mi piaceva viaggiare, insieme a voi, per laghetti, fare un tuffo nel verde ligure, alla scoperta di angoli di paradiso. Anzi, alla riscoperta

 

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Liguria, la suggestiva fioritura delle camelie di Pegli

In Liguria la suggestiva fioritura delle camelie di Pegli. Uno spettacolo che rapisce gli occhi e il cuore durante la fioritura primaverile nell’incantevole cornice di Villa Durazzo Pallavicinia Pegli, nel ponente genovese, un evento che, solo nello scorso anno, ha richiamato 20 mila visitatori, provenienti da tutta Italia e dall’estero.

Le camelie di Pegli, uno dei polmoni verdi della Liguria

Ogni anno, da metà febbraio ad inizio aprile, le camelie in fiore regalano incredibili scenari nel Parco di Villa Durazzo Pallavicini, un vero e proprio polmone verde in Liguria, uno dei più belli, grandi e antichi d’Italia e tra i più importanti d’Europa.

I registri dei visitatori, dell’epoca, non lasciano spazio a dubbi: gli amici del marchese – perché ovviamente si entrava solo su invito del padrone di casa – provenivano da New York, dal Cile, dalla Russia. 

Quest’anno si prevede che la fioritura sia godibile al Parco e al Camelieto storico fino al 5 aprile. C’è tutto il tempo, dunque, per scoprire tutte le curiosità su queste meravigliose piante antiche, un tempo coltivate direttamente dalla marchesa Clelia Durazzo, donna scienziato del ’700, botanica esperta, ancora oggi simbolo di emancipazione femminile.

Eleganti camelie dai mille colori, sfumature e forme aspettano genovesi (e, Covid-19 permettendo, anche i turisti) nel giardino romantico di Villa Pallavicini.

Il Camelieto storico

Il Camelieto storico nel Parco di Villa Durazzo Pallavicini a Genova Pegli, si trasforma in un luogo magico, all’avvicinarsi della primavera, punteggiato di fiori bianchi, rosa accesi e rossi, dove fantasticare di incontrare Margherita Gautier, la “La Dame aux camélias”, “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas figlio (1848) e tuffarsi in un romanzo di fine ‘800, intriso di amori e passioni.

Il Viale delle Camelie si estende su 200 metri, con veri e propri alberi di camelie, 150 specie tutte diverse tra loro, che superano i 6 metri, accoglie i visitatori con i suoi colori e il suo tappeto di fiori per vivere un’esperienza unica: un viaggio romantico ligure tra le piante più intriganti della “Villa”, attraverso restauri, coltivazione e curiosità d’altri tempi ascoltate dalle voci esperte delle visite guidate.

Si tratta della specie Camelia Japonica che, crescendo e sviluppandosi nel tempo, ha dato vita a centinaia di cultivar dai diversi colori e dalle diverse forme e quantità di petali: la Vergine di Colle beato, la Warratah rubra, l’Incarnata, l’Eleonora Franchetti, la Bella di Firenze.

Il percorso di visita “teatrale” del Parco

Il Parco, di evidente ispirazione romanica, viene realizzato tra il 1837 e il 1846 (anno in cui venne inaugurato), da Michele Canzio, all’epoca scenografo del Teatro Carlo Felice, che creò, non a caso, una vera e propria rappresentazione teatrale “open air”.

Il percorso di visita è, infatti, articolato in prologo, antefatto, tre atti, ognuno composto da affascinanti scenografie caratterizzate da laghi, torrentelli, cascate, templi, grotte, arredi, piante rare, scorci visivi e inganni scenografici capaci di far smarrire i confini di questo luogo fiabesco.

Camelie

Le camelie, delicate corolle e petali purpurei portati via dal vento ancora freddo di un mite fine inverno, sono una delle piante decorative più conosciute: dalle sue foglie si ricava un tè dalle proprietà energizzanti e dai suoi fiori un olio dalle molteplici virtù cosmetiche

Tante le curiosità  di questi fiori così seducenti.  Prima tra tutte e, a seconda del colore, il significato della camelia trasmette un messaggio diversorosa significa nostalgia e desiderio di ritrovarsi, mentre rosso dichiara che il cuore è infiammato di passione, ma entrambi le tonalità rappresentano l’amore romantico.

E la versione variegata? E’ simbolo di fiducia e speranza; bianco testimonia profondo affetto, a fiore doppio segnala quanto si pensi a una persona mentre quella semplice indica adorazione e bellezza. 

Poi, lo sapevate che hanno affascinato una tra le più grandi stilisti della storia, Coco Chanel? Se ne innamorò così tanto da farla diventare un riferimento costante nelle sue collezioni. Ad ognuno, insomma, la propria camelia e…qual è la vostra preferita?

Informazioni, prenotazioni, biglietteria

Info: https://www.villadurazzopallavicini.it/

prenotazione obbligatoria : info@villadurazzopallavicini.it
393 8830842 / 010 8531544   biglietto online

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Liguria da scoprire: sei spiagge “segrete”

Liguria da scoprire. Liguria segreta… L’estate 2020, nel segno della Covid-19, quella particolare estate, la prima, contraddistinta da distanziamento sociale, mascherina e comportamenti responsabili, è trascorsa, ma ha lasciato segni tangibili.

La Covid ha inevitabilmente stravolto la nostra quotidianità, andando ad intaccare anche le più piccole abitudini giornaliere che prima d’ora abbiamo dato sempre per scontate. La limitazione delle libertà personali sta indubbiamente cominciando a farsi sentire, dopo quasi un anno dall’inizio di tutto questo. Senza contare che, secondo il parere espresso dall’epidemiologo francese Didier Pittet, l’epidemia da Coronavirus non sarà sotto controllo prima dell’estate 2022.

Liguria da scoprire, calette e lidi nascosti

Con la settimana bianca definitivamente saltata e la primavera ormai alle porte, un italiano su due sta già pensando alle vacanze estive con grande desiderio, sperando che la bella stagione possa regalare un po’ di ossigeno e di libertà.

Si va sempre più alla ricerca di luoghi appartati e più difficili da raggiungere, lontani dalla folla. Calette nascostescogliere baciate dal vento con lidi raggiungibili solo dal mare e spiagge da conquistare attraverso sentieri a strapiombo sul mare.

La Liguria, in quanto a spiagge segrete, da Ponente a Levante, non scherza. Ci sono così tanti e tali luoghi dove sfuggire al caldo tra spiagge, laghetti per un bagno in spiaggette tranquille e isolate, in luoghi davvero paradisiaci.

Spiagge segrete da lasciarci il cuore, sì, proprio come le descrive Renato Zero…

Spiagge
immense ed assolate
spiagge già vissute
amate e poi perdute
in questa azzurrità
fra le conchiglie e il sale
tanta la gente che
ci ha già lasciato il cuore…

Alla scoperta delle sei spiagge

Spiaggia delle Calandre a Ventimiglia

Forse l’ultima spiaggia italiana, oppure la prima per chi proviene della Francia, la spiaggia delle Calandre a Ventimiglia è un tratto di battigia dorata circondata da una vegetazione selvaggia. È frequentata da una comunità di puristi del mare o di surfisti. La sua dimensione non è stabilita da nessuna parte, ma dipende dal maestrale. Un paradiso da salvare dalla speculazione.

Lido delle Sirene a Bergeggi

Di fronte all’isola di Bergeggi, il Lido delle Sirene è un vero angolo remoto. Per raggiungerlo bisogna scendere 187 scalini, accessibili anche per i bambini. Sassolini tendenti al nero impreziosiscono questa baia dal mare cristallino. Lo storico stabilimento Lido delle Sirene, che occupa una porzione della baia, garantisce tutti i servizi. Accanto, raggiungibile via mare o tramite una scaletta, la più segreta Punta Prodani, incantevole promontorio dai toni mediterranei. Lido delle Sirene è, a volte, soggetto alle mareggiate che lo rendono inaccessibile. In tal caso si può rimediare in una delle spiagge di Bergeggi.

Punta Crena (Varigotti)

La caletta di Punta Crena è un piccolo angolo segreto: si raggiunge in barca o con un sentiero molto impervio a strapiombo sul mare. Per molti è la spiaggia più bella della Liguria e tra le più belle d’Italia.

San Fruttuoso di Camogli con le sue calette

Un’antica abbazia medievale nei cui balconi si rilette il blu del mare. Una baia con attorno un verde straordinario. San Fruttuoso di Camogli è un sogno che si realizza. Due sono le vie per arrivarci, una semplice e una più difficile: o si percorre il lungo (ma con scorci bellissimi) sentiero da San Rocco di Camogli per Semaforo Nuovo, oppure vi si sbarca comodamente con i traghetti che partono frequenti da Camogli e Santa Margherita Ligure.

D’estate, la spiaggia di San Fruttuoso è piuttosto affollata. Ma si possono sempre scoprire le vicine calette, luoghi magici dove fare un bagno. Si possono raggiungere in barca o, per i più temerari, a nuoto.

Cala del Pozzale sull’isola Palmaria

Nel Golfo dei Poeti, davanti all’Isola del Tino, sul lato ovest della splendida Isola di Palmaria, c’è Cala del Pozzale, nota anche col nome di Spiaggia dei Gabbiani. Vi si accede con i vaporetti che partono da La Spezia e Portovenere. È una baia ciottolosa dalle pietre ben levigate, circondata da un scenario naturale, con scogliere bianche ricoperte di pinetine verdi sgargianti. Per informazioni visitare il sito Palmaria nel cuore – Cala del Pozzale.

Punta Corvo

La spiaggia più inaccessibile del levante ligure: a Punta Corvo si arriva con un ripido sentiero da Montemarcello. Si attraversano densi boschi di lecci e pinete finché, dopo aver imboccato una ripida discesa, si intravede il bagliore del mare e s’ascoltano le onde e la risacca. Non ci sono stabilimenti, sulla sabbia le orme dei gabbiani: la sensazione, una volta arrivati, è quella di essere un Robinson Crusoe, di aver scoperto qualcosa di nuovo. Tornare indietro è dura, non solo per il sentiero davvero ripido.

L’estate che verrà?

Zona rossa, arancione e gialla: avanti con le ‘regioni a colori’ finché non ci sarà l’impatto del vaccino, quindi verso settembre-ottobre? Di certo, l’estate che verrà sarà ancora all’insegna del mare italiano, del “mare nostrum”: la differenza di passo tra i vari paesi europei renderà, infatti, impossibili, se non complicati, gli spostamenti da e per l’estero ancora a lungo.

Pertanto,  presumibilmente, gli stabilimenti balneari trascorreranno la seconda estate consecutiva senza flussi di turisti stranieri, ma con un’elevata presenza di italiani che opteranno per le vacanze di prossimità, frequentando mete vicine però…cambiando, cercando, per scoprire spiagge nuove e segrete e, diciamo, andando decisamente controcorrente rispetto al leitmotiv di “Stessa spiaggia, stesso mare” della grande cantante italiana Mina…

Per quest’anno non cambiare
Stessa spiaggia, stesso mare
Torna ancora quest’estate
Torna ancora quest’estate insieme a me

E come l’anno scorso
Sul mare col pattino
Vedremo gli ombrelloni lontano, lontano
Nessuno ci vedrà, vedrà, vedrà

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