Trakai, il castello sul lago che sembra sospeso nel tempo

Trakai è arroccata su un’isoletta, sul lago Galvé, col suo castello che sembra sospeso nel tempo e regala un suggestivo scorcio sul mondo. Una costruzione medievale che vi suggerisco di visitare per vivere una giornata immersiva nella storia e nella cultura di questo Paese. Sì, perché, per me, il viaggio a Trakai rappresenta una passeggiata in un luogo fatato. E’ stato così la prima volta e, certamente, lo sarebbe ancora oggi. Non è lontana da Vilnius e, in qualche misura, la completa: la capitale stessa è assai tranquilla e discreta, poco rumorosa, poco caotica. Eppure città. E’ ormai divenuta una delle più amate mete turistiche lituane e si contende con le “rivali” Riga e Tallinn il primato di luogo più visitato dei Paesi Baltici. Trakai, invece, è una perla rara, un tesoro che si svela dopo un breve viaggio caratterizzato dal verde delle foreste e dal blu dell’acqua.

trakai

Trakai, il castello sul lago che sembra sospeso nel tempo

La cittadina, infatti, si specchia sulle rive del lago Galvè ed è celebre per il castello costruito su un isolotto. Sono numerosi i turisti che, qui, fanno tappa, ma una visita alla fortezza è d’obbligo. Racconta del glorioso passato del Granducato di Lituania, che nel Medioevo e fino al Cinquecento è stato spesso ago della bilancia in spinose questioni di geopolitica. Sembra un tempo remoto e una regione lontana, ma non stupitevi se, scorrendo la storia del fortilizio, ad un certo punto vi imbatterete nel nome di Bona Sforza. Chi era? Nata a Milano, fu data in sposa a Sigismondo I, divenendo così regina di Polonia e granduchessa di Lituania. Il suo governo regalò non poche sorprese alle terre baltiche (persino un presunto delitto). La costruzione iniziò per opera di Kestuitis, Granduca di Lituania, nel XIV secolo e fu terminato da Vitoldo nel 1409. Nel XVII secolo venne danneggiato gravemente a causa della guerra che si era scatenata tra la Lituania e Mosca.

trakai e il castello

Da questo momento in poi venne abbandonato a se stesso e, soltanto nel 1905, ripresero i lavori di ristrutturazione, che furono spesso interrotti a causa delle due guerre mondiali. Solo nel 1961 si riuscirono a concludere i restauri. Una famigliola di cigni solca il placido lago e fa sembrare tutto ancora più fiabesco. Il castello di Trakai sembra sospeso sull’acqua, antico e solenne. Si arriva da una lunga stradina che costeggia case e viuzze del borgo di Trakai, 27 chilometri dalla capitale lituana, quasi un sobborgo, anche se è una cittadina a sé stante.

famiglia di cigni

trakai castello

Il Castello di Trakai sul lago e la sua importanza storica

Il castello è la più frequentata attrazione della cittadina: ci si arriva dopo una particolare passeggiata su un ponte pedonale che si trova sull’acqua del lago e che collega Trakai all’isoletta su cui sorge l’imponente castello. Realizzato in mattoni rossi e con uno stile gotico-romanico-rinascimentale, è unico nel suo genere e durante i mesi più caldi e favorevoli, nei balconi e nelle arcate si tengono eventi molto famosi e attesi. Fu uno dei castelli più importanti del Granducato della Lituania ed ebbe un’importanza strategica durante guerre e assedi e venne utilizzato successivamente come prigione. Al suo interno si trova il museo storico che contiene le tracce della storia del castello, della città e della cultura lituana. Gli appassionati di storia medievale potranno prendere parte a rievocazioni storiche in un viaggio che vi porterà indietro nel tempo. 

Parco nazionale storico Trakai

Si può visitare da marzo a settembre, dal martedì alla domenica. È inserito all’interno del Parco nazionale storico di Trakai, che è anche l’unico parco nazionale storico in Lituania e in tutta Europa, considerato come l‘unico posto che unisce una serie di preziosi punti di riferimento della tradizione e della storia locale come la leggendaria residenza dei governanti Lituani, i laghi e le rive pittoresche, il patrimonio dei Karaim e della vita aristocratica. È un posto da non perdere per i turisti locali, ma anche per gli ospiti stranieri. All’interno del parco sono presenti altri monumenti di origine storica: il vecchio castello della penisola, il palazzo Uzutrakis e la sinagoga caraita.

sinagoga caraita trakai

palazzo Uzutrakis 

Se il tempo è soleggiato, non perdetevi un giro in barca sullo specchio d’acqua che circonda il castello. Dura meno di un’ora ed è davvero suggestivo. Le rive verdissime, il cielo azzurro, l’acqua pura, il silenzio placido, le poche e curate ville suggeriscono un senso di quiete che rinfranca lo spirito.

Non tutti sanno che…

C’è ancora un aspetto di Trakai che merita di essere scoperto, ed è quello meno noto al turismo: quello che c’è prima, ossia il villaggio vero e proprio. E’ vero che è poco appariscente, fatto com’è di case basse e semplici, colorate e di legno, che sembrano un po’ tutte uguali. Il punto però è proprio questo: non appaiono tutte uguali, lo sono! E lo si deve alla popolazione locale, la cui tradizione affonda nella notte dei tempi. A Trakai, infatti, vive una delle più grandi comunità caraite ancora presenti in Europa, ma non particolarmente numerosa, visto che di caraiti rimasti se ne contano circa 60. L’ultimo censimento, risalente al 1997, contava 257 caraiti presenti nell’intera Lituania.

trakai casette legno

La storia dei caraiti

E’ difficile spiegare in poche parole chi sono i caraiti. La loro storia è attestata nella lontana Babilonia sin dall’VIII sec. a.C. Di fatto, era una setta ebraica che riconosceva valore solo all’Antico Testamento, a discapito del Talmud e della tradizione rabbinica. Da Babilonia si spostarono verso la Turchia e da lì in Crimea, sino a giungere sulle coste del mar Baltico. Ciò detto, Questo per sommi capi perché in realtà gran parte dei dettagli che delineano la storia dei caraiti è avvolta nel mistero. Sta di fatto che a Trakai vivono ancora oggi portando avanti la loro antichissima tradizione. Parlano una lingua che è una commistione di ebraico e turco, professano la loro religione nell’antica kenesa (sinagoga) di legno, si tolgono le scarpe entrando nel tempio (evidente retaggio turco), costruiscono le loro dimore seguendo gli antichi principi. 

trakai casette legno

E di sicuro le case caraite sono quelle che più rimangono impresse nella memoria. Hanno un solo piano con mansarda, sono di legno e colorate e, soprattutto, hanno tre finestre che guardano verso la strada. Perché sempre tre? Semplice: una per Dio, una per il principe e una per il padrone di casa. Anche la kanesa ha questa particolarità, che è un tratto distintivo della comunità. Qui, è possibile gustare alcune specialità gastronomiche, come i kybyns, fagottini ripieni con carne e verdure, e si può visitare il Museo etnografico caraita che illustra la loro storia. Un modo per tornare alla realtà
dopo aver visitato Trakai e il suo castello da fiaba.

Leggende e dintorni…

Trakai è un viaggio nel passato, ma anche nella fantasia. Torrette, mura, ponti levatoi, tetti rossi: tutto sembra finto, non a caso il luogo viene usato spesso per ambientare film e fiction. All’interno, visitando il grande cortile e le sale adibite da museo, la sensazione di essere trasportati in una favola rimane e ci si aspetta che prima o poi appaiano una principessa e alcuni cavalieri.

Non potevano mancare le leggende in un luogo del genere. Si dice che il castello, unico nell’Europa Orientale ad essere stato costruito sull’acqua, sia stato realizzato a partire dalla metà del XIV secolo per assecondare i capricci di Birute, moglie del Gran Duca Kestutis. La dama, originaria dalla costa della Lituania, sentiva la mancanza della vicinanza del mare e così il duca decise di far erigere un nuovo castello nelle vicinanze della città proprio nel centro del lago Galvè. Un’altra leggenda, un po’ più macabra, dona un pizzico di brivido al castello: si narra che il lago che circonda la fortezza sull’isola principale, ogni primavera fosse riempito dalle teste dei nemici per permettere il disgelo delle sue acque.

trakai ponte legno

Un tuffo nel passato

Miti a parte, Trakai fu la sede del Granducato fino alla metà del XVI secolo, quando questa fu spostata a Vilnius, ma rimase a lungo una delle residenze preferite dei nobili lituani. In stile gotico, il complesso circondato da solide mura difensive, comprendeva un palazzo e una torre residenziale, fu trasformato in prigione per la nobiltà e per i soldati nemici. Nel 1962, fu completamente ristrutturato e trasformato in un museo, dove sono raccolti molti reperti dell’epoca feudale, quadri, affreschi, armature medievali, e anche una collezione di oggetti preistorici scoperti nell’area del lago Galvé. Tra sale, gallerie, vetrate colorate, passaggi segreti e opere d’arte di grande valore si scopre la storia della Lituania e ci si cala in un’atmosfera perduta, di dame e cavalieri, di guerre e pace, di feudi e armate. Non a caso, sulle mura e nel cortile vengono organizzati tornei medievali, concerti e mercati di artigianato locale.

trakai

Come arrivare

Trakai si trova nella Contea di Vilnius, a circa 30 chilometri di distanza della capitale. Il modo più facile ed economico per raggiungere la cittadina (a meno che non disponiate di un’auto vostra) è sicuramente l’autobus. Le linee che effettuano la spola tra la Stazione Autobus di Vilnius e la Stazione Autobus di Trakai sono molto frequenti, il costo standard del biglietto è di 2 euro a tratta (il ticket viene acquistato direttamente sull’autobus) ed il tragitto dura circa 30-40 minuti. La Stazione Autobus di Trakai si trova a circa una trentina di minuti a piedi dal Castello. Esistono, però, delle navette che partono dalla stazione e fanno tappa nei principali luoghi turistici di Trakai. Altrimenti la soluzione più comoda, ed anche economica, è il taxi (il servizio viene effettuato da Bolt, dovete scaricare l’app e prenotare le corse, il pagamento può essere effettuato anche in contanti una volta terminato la corsa).

trakai come arrivare

Cosa vedere a Trakai

Ripercorrendo il pontile verso la terraferma, si può ammirare la lussureggiante vegetazione sulle rive e l’acqua blu del lago, solcata da cigni, anatre e barche a vela. Passeggiare per le strade di questa cittadina vi farà rivivere un’atmosfera medievale: le strade sono interrotte spesso da laghi o grandi e bellissimi cortili, con delle caratteristiche casette in legno colorate. Una delle architetture religiose più belle è la Chiesa della Visitazione della Vergine, la Basilica di Trakai, che custodisce il dipinto della Madre di Dio, considerato miracoloso dai credenti, che vanno in visita per vederlo.

Le escursioni

Sulla riva del lago si possono noleggiare piccole imbarcazioni e pedalò, c’è qualche pescatore con la canna, e ci si può dedicare allo shopping tipico. Una serie di bancarelle e negozi offrono artigianato in ceramica, in feltro e in legno, lino e i gioielli nell’inevitabile ambra del Baltico. Non mancano, ovviamente, ristoranti e caffè, da cui ammirare il castello dall’altra parte del lago.

trakai via mare

Il parco storico è meta di sportivi che durante l’estate si divertono con escursioni realizzate in bicicletta o a piedi nei sentieri predisposti. D’inverno, quando i laghi e il territorio diventano ghiacciati e ricoperti da una folta distesa di neve, si può attraversarlo con gli slittini o con il kick sledge, una particolare slitta che si può guidare come un monopattino.

Anche le escursioni in kayak sul lago Galvé sono molto gettonate: la primavera è il periodo migliore in cui intraprenderle, poiché il clima è meno rigido e ci saranno molte specie animali da osservare.

Passeggiare per le vie di Trakai è come fare un viaggio in un mondo incantato. Così semplice e cordiale, lontano dalla premura, curato e sincero. Nulla è fuori posto: un luogo magico, sospeso nel tempo e nello spazio.

I grandi viaggi hanno questo di meraviglioso, che il loro incanto comincia prima della partenza stessa. Si aprono gli atlanti, si sogna sulle carte. Si ripetono i nomi magnifici di città sconosciute. Delle partenze mi piace l’agitazione, il senso d’attesa, l’immaginazione che fantastica su mappe e atlanti, e l’anima che si incanta…

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Alla scoperta di dieci luoghi fiabeschi in Italia

Alla scoperta di luoghi fiabeschi e spettacolari della nostra penisola, così straordinari da non sembrare reali. L’Italia è un Paese che conserva in ogni suo angolo decine e decine di meraviglie. Luoghi che fanno innamorare chiunque vi ci metta piede e che restano impressi nell’anima. Luoghi che sembrano davvero usciti dalle fiabe. Posti unici, romantici, onirici, carichi di un’atmosfera particolare in cui sembra di tornare bambini.

Alla scoperta di dieci luoghi fiabeschi in Italia

Scopriamo insieme alcuni dei posti da favola da vedere almeno una volta nella vita. Luoghi magici che ci portano in un’altra dimensione di spazio e tempo, facendoci vivere come in una fiaba. Ecco, allora una “top ten list” di città, borghi, castelli, paesaggi naturali, da visitare assolutamente. Perfetti per un viaggio romantico e a caccia di meraviglie.

Top ten list

Vi propongo, dunque, la mia top list dei dieci posti da favola, pieni di suggestioni e scorci fantastici, nel Belpaese. Scopriamoli insieme…

Castello di Sammezzano, Reggello, Toscana

Un castello moresco nel cuore della Toscana, un luogo spettacolare costruito a metà ‘800. La villa-castello di Sammezzano si trova a Leccio, frazione del Comune di Reggello, a circa 30 chilometri da Firenze. Si erge su una collina proprio sopra il paese ed è circondata da un grande parco di 187 ettari, di cui 50 “parco storico”. Tenuta di caccia in epoca medicea, nel 1605 la proprietà venne acquistata dagli Ximenes D’Aragona. Fino alla metà dell’800 ebbe l’aspetto di una classica villa toscana. Da quella data il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, con un lavoro durato oltre 40 anni, diede al castello la veste attuale.

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Grazie alla grande disponibilità economica ed alla vasta cultura, affascinato dalla moda orientalistica diffusa in tutta Europa, Ferdinando realizzò un edificio unico, il più importante esempio di arte Orientalistica in Italia ed in Europa. Nel 2016, in seguito alla candidatura presentata da “Save Sammezzano” e alla sua contestuale attività di raccolta voti online e cartacei, Sammezzano è risultato il primo classificato tra “I luoghi del Cuore”.

castello sammezzano con il parco

Intorno al castello Ferdinando realizzò uno dei parchi storici più vasti della Toscana, con oltre 100 specie arboree esotiche. Molte di queste sono scomparse, ma il parco resta ancora famoso per le numerose sequoie presenti (Sequoia Sempervirens e due esemplari di Sequoiadendron Gigantea) tra cui spicca la cosiddetta “Sequoia Gemella”, albero monumentale che con i suoi 53,96 metri è risultato essere il secondo albero più alto d’Italia.

Ponte del Diavolo, Borgo a Mozzano – Toscana

Si chiama Ponte della Maddalena, ma tutti lo conoscono come Ponte del Diavolo: una delle costruzioni più originali di tutta la Toscana e si trova a Borgo a Mozzano, tra Lucca e la Garfagnana. Il suo profilo così singolare ha ispirato numerosi artisti e fatto fiorire svariate congetture mitologiche sulla sua costruzione. Secondo la leggenda, infatti, il ponte fu costruito da San Giuliano che, non riuscendo a completarlo per l’eccessiva difficoltà, chiese aiuto al diavolo in persona, promettendogli in cambio l’anima del primo essere vivente che vi fosse passato sopra. Una volta terminato il ponte, San Giuliano vi tirò sopra un pezzo di focaccia, attirandovi un cane e beffando così Satana. Tuttavia, le notizie storiche certe sulla costruzione del ponte sono scarse. C’è chi ne attribuisce la costruzione a Matilde di Canossa (1046-1125) e chi riferisce di un restauro da parte del nobile Castruccio Castracani (1281-1328).

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Parco di Bomarzo, Viterbo

In provincia di Viterbo, nel cuore della Tuscia Laziale si trova il Sacro Bosco di Bomarzo, meglio conosciuto come Parco dei Mostri: un autentico tesoro nascosto tutto da scoprire, immerso in un’atmosfera irreale e gotica. All’interno di questo bosco, sarete catapultati in un mondo fantastico, popolato di animali mitologici e giganteschi mostri di pietra che, da oltre 500 anni, incutono timore, sorpresa e meraviglia in ogni visitatore che lo attraversi, ovvero da quando l’architetto Pirro Ligorio lo realizzò su commissione del Principe Pier Francesco Orsini.

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Tra studiosi, artisti ed intellettuali di ogni epoca, sono stati in molti ad interrogarsi sulle reali intenzioni del Principe Orsini e sui significati nascosti disseminati nel parco. Qui, il visitatore viene condotto attraverso un percorso fatto di grandi statue, edifici surreali, iscrizioni ed indovinelli – che lo sorprendono e lo disorientano continuamente – capace di stimolare l’intelligenza e la cultura del visitatore. Una sorta di percorso iniziatico, dove riprendendo le parole del Principe stesso fosse possibile “sfogare il core”, ma anche stupire gli occhi degli ospiti. Un mondo fantastico, tra sogno e realtà, un continuo gioco di richiami mitologici ed enigmi, tra statue di sirene, mostri marini, tartarughe giganti, satiri, sfingi, draghi, maschere, falsi sepolcri e giochi illusionistici.

arco dei Mostri in Bomarzo, province of Viterbo, Lazio, Italy

Giardino di Ninfa, Latina

Giardino di Ninfa è l’oasi realizzata dalla famiglia Caetani, sulle antiche rovine dell’omonima città medievale, a metà tra un Paradiso perduto e un luogo che esiste solo nell’immaginazione. Uno splendido esempio di poesia e architettura medievale che sorge ai piedi dei monti Lepini nella provincia di Latina. Qui, da marzo a novembre, soltanto alcuni giorni dell’anno, e al fine di preservare il delicato equilibrio ambientale, sono organizzate delle visite guidate per immergersi nella realtà incontaminata dove molti scrittori, Virgina Woolf, Truman Capote, Ungaretti, Moravia, hanno trovato l’ispirazione per le loro creazioni, un vero salotto letterario.

giardino di ninfa

Nel 1976, è stata istituita un’Oasi del Wwf a sostegno della flora e della fauna di questo luogo unico. Oggi, l’oasi si presenta come una pittoresca rovina con avanzi di un castello, di palazzi, di chiese, di campanili medievali, il tutto abbracciato da una ricca vegetazione. Dal monte sgorgano abbondanti ruscelli che formano un laghetto. La visita è particolarmente piacevole nei mesi di aprile maggio, quando la fioritura è al suo massimo splendore.

Isola Santa, Toscana

Sulle rive di un piccolo lago, circondato da boschi di castagno e da alte montagne, sorge Isola Santa, luogo incantevole di villeggiatura in ogni stagione dell’anno. Un angolo nascosto nel cuore delle Apuane e un villaggio solitario fuori da ogni tempo. Il borgo poggia sulle rovine dell’antico hospitale, meta di sosta per i viandanti che attraversavano le Apuane, tra la Versilia e la Garfagnana. Si hanno notizie certe sull’hospitale a partire dal 1260, ma la sua nascita è certamente più antica. Dal 1880 la strada del Cipollaio assicura ben più agevoli collegamenti, avendo sostituito l’impervio tracciato alto-medievale che correva un tempo nel fondovalle.

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Le casette di pietra, dai tetti in ardesia, sono quanto resta del nucleo originario, in parte sommerso dalle acque del bacino artificiale. Pittoresco e ben conservato, il paesino offre soggiorni pieni di fascino, per la bellezza dei panorami e il silenzioso fruscìo delle foreste. Un posto ideale per raccogliere funghi, pescare trote selvatiche e dedicarsi all’escursionismo.

isola di santa casette pietre

Burano, isola di Venezia

E’ una delle tre isole principali della laguna di Venezia, insieme a Murano e Torcello. Eletta una delle 10 città più colorate al mondo, è facile capire il perché appena si arriva: le mura delle tipiche case colorate di Burano creano un mix di tinte e colori vivaci dando vita a numerose leggende e all’impressione di aver fatto un tuffo nel passato. Una leggenda narra che le facciate delle case di Burano sono colorate perché i marinai del luogo le pitturavano per poterle riconoscere nei giorni di nebbia. Burano, l’isola arcobaleno, con i suoi colori audaci e forme tradizionali, sembra, in alcuni scorci, un villaggio fatto di zucchero, coloranti e caramelle, uscito dal sogno di un bambino. Se da un lato le case colorate sono ciò che salta subito all’occhio, la vera specialità di Burano è l’arte del merletto ad ago. In tutta l’isola, infatti, si possono trovare negozi di merletti dalle forme eleganti e intricate, risultato di una tradizione artigiana che si sta lentamente perdendo.

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Borghetto, Valeggio sul Mincio – Verona

Borghetto sul Mincio è un luogo magico dove il tempo sembra essersi fermato al Medioevo, tra mulini ad acqua, mura antiche e giardini fioriti. Una piccola frazione del comune di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, che ha saputo conservare inalterato il suo spettacolare aspetto medievale di stazione fortificata sul fiume. Oggi, il piccolo centro di Borghetto sul Mincio è dominato dalla massiccia presenza del Ponte Visconteo, chiamato anche Pontelungo dagli abitanti della zona, un ponte-diga di 650 metri costruito nel 1395 sul corso del fiume con l’intento di far deviare il Mincio dal suo letto che conduce fino a Mantova. Da Borghetto, lungo la sponda del fiume Mincio, parte la pista ciclabile che, utilizzando la ferrovia in disuso Mantova-Peschiera, arriva a Peschiera del Garda costeggiando il fiume per lunghi tratti. 

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Castello Scaligero, Sirmione

Il castello è il primo saluto che Sirmione dà ai suoi visitatori: unico punto d’accesso al centro storico, fu costruito attorno al XIII secolo per proteggere il borgo e il porto. Il passaggio pedonale sulle acque del lago è attualmente collocato dove una volta c’era il ponte levatoio. Il castello, che negli anni ha visto aggiungersi la darsena e la recinzione del borgo, rappresenta un raro esempio di fortificazione a uso portuale. All’aspetto romanzesco del castello si unisce la leggenda medievale dell’amore dei due giovani che lo abitavano, il castello fu trasformato in luogo di tragedia da un omicidio (a sfondo passionale ovviamente). 

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Giungere a Sirmione e trovarsi di fronte la splendida rocca è un’esperienza che resta impressa nel cuore e nella mente. Con il suo perfetto stato di conservazione e la sua posizione strategica all’ingresso della cittadina, il castello scaligero è pronto ad avvolgerti con la sua storia. E, quando cala la sera, Sirmione acquisisce un fascino fiabesco: le suggestive luci colorate illuminano la rocca con delicatezza, riflettendosi nelle acque del lago e trasmettendo una sensazione di pace e di relax.

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Isola di Loreto, Lago d’Iseo

Galleggia splendida nelle placide acque del lago d’Iseo su uno sperone di roccia a strapiombo, a pochi passi dalla costa orientale e dalla graziosa località di Carzano: l’isola di Loreto è una perla di rara bellezza, con il suo fascino selvaggio e un’incantevole villa con torri e merli, che emerge dalla folta vegetazione, circondata dal mistero. Stiamo parlando di un’isola privata, sulla quale da moltissimo tempo è impedito l’accesso a chiunque. Ed è forse questo a renderla ancora più suggestiva, avvolta così tra i suoi mille segreti che si perdono indietro nel tempo.

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Circondata da pini, larici e piante esotiche, la sua bellezza selvaggia continua ad incantare i turisti. Potete ammirarla dal Borgo di Monte Isola (Montisola per i Bresciani). Secondo le numerose testimonianze emerse sul territorio, pare che questo minuscolo fazzoletto di terra fosse abitato già all’epoca dei romani, ma è solo nel ‘400 che venne acquistata dalle Suore di Santa Chiara di Brescia, le quali vi fecero costruire un convento.

Rocchetta Mattei, Bologna

Il fiabesco castello di Rocchetta Mattei si trova a Grizzana Morandi, sulla strada statale nº 64 Porrettana, nella città metropolitana di Bologna, e fu costruito per volere di Conte Cesare Mattei sui resti di una vecchia fortezza dove si trasferì nel 1859. Lo studioso dedicò quasi tutta la vita allo studio dell’elettromeopatia, la terapia medica da lui inventata basata sull’abbinamento di granuli medicati e liquidi detti “fluidi elettrici”, proprio in questo castello, che modificò molte volte nel corso degli anni rendendolo un labirinto di scale a chiocciola, mosaici, loggiate e stanze decorate. La fusione di differenti stili architettonici come il gotico-medievale e quello moresco rendono il castello un luogo davvero ipnotico.

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Sorge sulle rovine dell’antica Rocca di Savignano sull’Appennino bolognese. Restaurata per due terzi dalla Fondazione Carisbo, che ne è proprietaria, dopo anni di chiusura ha riaperto al pubblico nel 2015, grazie all’intesa tra Città metropolitana e Unione Comuni Appennino Bolognese e all’impegno del Comune di Grizzana Morandi che, insieme alle associazioni di volontariato del territorio, ne assicura la fruibilità. Lo sapevate che, originariamente, era solo Grizzana poi, nel 1985, il Comune ha modificato il toponimo aggiungendovi il cognome del pittore Giorgio Morandi, che a lungo vi soggiornò.

 

Luoghi incantanti, emozioni d’altri tempi, angoli nascosti. Ho smesso di credere alle favole, ma mi piace ancora ascoltarle, leggerle e…scriverle.

Le fiabe aiutano a ricordare, a rivivere, a esplorare il mondo, a classificare persone, destini, avvenimenti. Aiutano a costruire le strutture dell’immaginazione, che sono le stesse del pensiero. A stabilire il confine tra le cose vere e le cose inventate. Insomma, se le fiabe non esistessero bisognerebbe inventarle…

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Borghi di mare meno turistici da scoprire

Borghi di mare (e non) da scoprire, incastonati su promontori rocciosi, adagiati su colline verdi o distesi lungo la costa. Sono borghi lontani dalle località più turistiche o sorti lungo i sentieri meno battuti nei quali vale la pena fare una sosta e, assolutamente, da inserire nel vostro viaggio, estivo e non. L’Italia, del resto, è disseminata di stupendi borghi. Castelli e paesini arrampicati sulla roccia. Casette antichissime, balconi e finestre ricoperti di fiori. Su tutti, quelli di mare esercitano un fascino irresistibile. Angoli meravigliosi che si inseriscono in modo armonioso in mezzo alla natura e offrono panorami eccezionali, rappresentando un vero e proprio patrimonio d’arte e cultura.

Borghi di mare meno turistici da scoprire

Ecco una (mia) lista dei 10 borghi sul mare (e non) più belli da visitare:

  • Grottammare, Marche
  • Numana, Marche
  • San Vito Chietino, Abruzzo
  • Cannigione, Sardegna
  • Portopalo di Capo Passero, Sicilia
  • Campomarino di Maruggio, Puglia
  • Posada, Sardegna
  • Tortolì, Sardegna
  • Cervo, Liguria
  • Campiglia Marittima, Toscana

Alla scoperta dei borghi marinai d’Italia

Sono decine e decine i piccoli paesini-gioiello a picco sul blu, dal sapore antico della Penisola. Tipici borghi marinari, dalla Liguria alla Sicilia. Luoghi incantevoli che tutto il mondo ci invidia, ognuno con le sue caratteristiche. Da quelli di casette colorate a quelli con le case tutte bianche. Dai borghi dove vivono e lavorano ancora i pescatori a quelli dediti soprattutto al turismo, ma che non hanno perso il loro fascino. Scopriamo insieme i borghi sul mare, bellissimi e imperdibili…

Grottammare Alta, Marche

Grottammare Alta, l’originario borgo medievale a picco sul mare, raccolto sul ciglio di un colle, con rustiche case e piccole vie, inebriato dal profumo degli aranceti. Lungo il cammino che vi conduce troverete la seicentesca villa del Cardinale Decio Azzolino, dove soggiornò Cristina di Svezia. Definita la Perla dell’Adriatico, si trova al centro della Riviera delle Palme, a sud delle Marche. La cittadina sorprende il visitatore per il verde delle pinete e delle palme, appunto, lo spettacolo degli oleandri e degli aranceti, le ville liberty e le spiagge di sabbia finissima attrezzate con numerosi stabilimenti balneari. A seguito dell’espugnazione della città nel 1525 da parte del pirata Dulcigno, il borgo fu fortificato con mura, porte e un Torrione detto della battaglia. Attualmente ospita molte delle opere del nativo scultore del vento, uno dei più grandi artisti del Novecento, Pericle Fazzini. Nella chiesa di Sant’Agostino del XVI secolo è conservata una Madonna della Misericordia di Vincenzo Pagani. Nella vicina Piazzetta Peretti si gode di una vista eccezionale dal portico balconato dell’edificio che ospita lo storico Teatro dell’Arancio, nei cui pressi sorge la Torre dell’Orologio. Merita una visita la Chiesa di Santa Lucia fatta erigere da Camilla Peretti in memoria del fratello Felice Peretti, divenuto papa Sisto V. Sulla collina che domina il borgo, infine, si trovano i resti di una rocca eretta nei secoli IX-X.

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Numana, Marche

Un antico borgo di pescatori che incanta per le sue viuzze e le casette colorate all’interno del Parco del Cònero. Numana si trova in provincia di Ancona ed è un vero gioiello della costa. Antico porto piceno rifondato dai siracusani, dal V sec. a. C. Numana è inclusa nelle rotte ateniesi: diviene così famoso emporio e centro di smistamento delle merci greche verso l’interno e il medio adriatico. Ribattezzata la Signora della Riviera del Conero, il centro pittoresco di Numana si divide in una parte Alta, sul pendio della collina, e una Bassa, lungo il porto e l’arenile. Il litorale ha conseguito l’ambito riconoscimento di Bandiera Blu per pulizia e vivibilità delle sue spiagge. Ha duplice conformazione: a nord del porticciolo presenta una costa a falesia, con spiagge nascoste tra insenature; a sud, fino a Marcelli, una larga spiaggia di ghiaia fine, più facilmente accessibile. Numana, precisamente, conserva la sua origine marinara nella parte alta, dove un fitto reticolo di viuzze abbraccia le colorate casette dei pescatori e si apre poi in un ampio belvedere affacciato sul mare. Una terrazza dal panorama unico che spazia su tutta la costa della Riviera del Conero. Dal centro si scende verso il porto attraverso l’antica via a gradoni, la Costarella, che i pescatori percorrevano ogni mattina all’alba. Quindi in pochi minuti dal centro si raggiunge la spiaggia dei Frati, dal porto di Numana invece partono le barche dirette alla celebre Spiaggia delle Due Sorelle.

Numana

San Vito Chietino, Abruzzo

San Vito Chietino si affaccia sull’Adriatico lungo la Costa dei Trabocchi, tra Ortona e Fossacesia, in Abruzzo. E’ adagiato su un crinale proteso verso il mare, tra il torrente Feltrino e il Rio Fontana. Il paese di origini romane, fu un riferimento importante grazie alla presenza del porto (già costruito in epoca Frentana), utilizzato per scambi mercantili con le popolazioni al di là del mare Adriatico. Dopo un periodo di decadenza, il borgo sul mare Sanvitese tornò ad essere valorizzato grazie alla presenza della chiesa dedicata a San Vito Martire ed al castello Medievale chiamato Castellato, ancora in parte visibile, che successivamente prese il nome del martire che già dava il nome al paese. Il borgo sorge su uno sperone roccioso e dalle sue balconate si gode un ampio panorama che spazia dalla Majella al Gargano alle Isole Tremiti.

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“Il paese delle ginestre”, lo definì D’Annunzio che qui soggiornò, insieme alla sua amante Barbara Leoni, nell’estate del 1889 nell’eremo delle Portelle o eremo dannunziano. In questa residenza il poeta pescarese trovò ispirazione e ambientazione per il Trionfo della Morte, ultimo della cosiddetta trilogia dei Romanzi della Rosa. Il borgo, inoltre, racconta ancora del suo passato medievale attraverso i resti delle mura difensive e delle sue belle chiese. Spiagge di sabbia o ciottoli, dominate da maestose rupi di arenaria, mostrano poi il meglio della costa dei Trabocchi. La costa, particolarmente frastagliata, è caratterizzata dal Promontorio del Turchino, così chiamato per il mare limpidissimo che assume le intense sfumature del cielo. Questo angolo è reso ancora più suggestivo dalla presenza del Trabocco del Turchino.

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Cannigione, Sardegna

Frazione di Arzachena, Cannigione è un rinomato borgo turistico della Costa Smeralda, nato come villaggio di pescatori agli inizi del Novecento. Oggi, però, è in grande sviluppo sia urbanistico che demografico, principalmente grazie al turismo balneare promosso soprattutto dalla vicina Costa Smeralda, mentre la pesca è divenuta oggi un settore secondario. Il Golfo di Arzachena è la ria più grande e profonda, ovvero un’insenatura creata da una foce, del nord-est della Sardegna. La linea di costa disegna una “V” sul versante occidentale della quale si trova il borgo di Cannigione. Il centro abitato si sviluppa sul mare ed è attraversato da due arterie principali: il Lungomare Andrea Doria e Via Nazionale. Il suo lungomare è occupato dalle banchine di un moderno e ampio porto. Accanto vedrete la spiaggia cittadina dalla sabbia chiara a grani grossi e il mare azzurro. Cannigione è diventato, inoltre, uno dei centri diving per eccellenza in Sardegna: da non perdere le visite nei banchi di posidonia in vari punti di immersione, in particolare allo scoglio di Mortoriotto. 

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Fanno capo al piccolo villaggio diverse spiagge, ubicate tra il golfo delle Saline e quello di Arzachena. Tra le più importanti oltre alla spiaggia del pontile di Cannigione troviamo, le diverse spiagge di La Conia, Isuledda, Tanca manna, Mannena, Barca bruciata, le piscine e le calette sino ad arrivare alla spiaggia delle Saline che si trova nel territorio di Palau. Da Cannigione, poi, partono inoltre le gite in barca per le escursioni al parco Nazione dell’Arcipelago di La Maddalena o, magari, raggiungere, ogni giorno, una località diversa tra le più esclusive della Costa: Porto CervoBaia SardiniaPoltu Quatu.

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Portopalo di Capo Passero, Sicilia

All’ultimo lembo del sud-est siciliano e all’estremità meridionale dell’Europa si trova Portopalo di Capopassero. È il comune più a sud dell’isola siciliana e più a sud di Tunisi. Raggiungibile tramite una spettacolare via panoramica adiacente al mare, Portopalo è un borgo di mare bagnato dallo Jonio e dal Mediterraneo. Via Vittorio Emanuele è la via principale che taglia in due il paese affacciato sui due mari. Nel centro si trova la chiesa di San Gaetano, dedicata al patrono di Portopalo. Il borgo vanta poi vanta la tonnara più grande d’Italia, ma che dagli anni ‘90 versa in stato di totale abbandono. Vicino si trova il castello Tafuri, dall’inconfondibile stile liberty, che risale al 1935 e sorge su un costone roccioso lungo la costa sud-orientale della Sicilia. Davanti si scorge l’isola di Capo Passero, che un tempo era una penisola, e l’isola delle Correnti, che tutt’ora lo diventa durante la bassa marea.

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Le spiagge

La naturale continuazione del tratto costiero che fronteggia l’Isola delle Correnti, Carratois è una delle spiagge da non perdere della zona di Portopalo. Si trova a circa sette chilometri dal centro abitato e si presenta con acque cristalline, basso fondale ed una lunghissima spiaggia dorata.

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Punta delle Formiche, situata fra Costa dell’Ambra e l’isola delle correnti, è costituita da una punta di roccia arenaria, affiancata da un piccolo tratto di sabbia finissima che si interseca fra le rocce bianche. Il mare cristallino color cobalto fa da sfondo ad un panorama splendido che abbraccia anche l’isola delle Correnti. Il tramonto, poi, è un momento imperdibile. Il nome “Punta delle Formiche” deriva dalla conformazione degli scogli che si prolungano verso la terraferma e che, visti dall’alto, sembrano formare appunto una colonna di formiche. L’isola di Capo Passero è un proprio gioiello naturalistico, tanto da essere classificata dalla Società Botanica Italiana, come zona di rilevante interesse botanico. L’isola propone zone sabbiose nella parte fronteggiante il borgo di Portopalo a zone rocciose e impervie. L’affascinante zona sabbiosa, caratterizzata da mare cristallino e lingue di sabbia che degradano dolcemente a largo, è facilmente raggiungibile “a piedi”, attraversando il mare -quando c’è bassa marea – oppure con una piccola imbarcazione di pescatori che tutto il giorno, effettua il trasporto da e verso l’isola.

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Campomarino di Maruggio, Puglia

Sulla costa ionica, in provincia di Taranto, si trova Campomarino di Maruggio, l’unica frazione del comune di Maruggio popolata quasi esclusivamente d’estate. Il fulcro del piccolo borgo è il Piazzale Italia, più comunemente chiamato dagli abitanti del posto la rotonda o la piazzetta, costruito nel 1958 dove sorge la Torre delle Moline, una torre di avvistamento dei saraceni del XV secolo. Il porto, l’unico sulla costa tra Porto Cesareo e Taranto, è diviso in due aree, quella dedicata ai pescherecci e quella turistica. Il porto turistico dispone di un grande piazzale, dove d’estate si tengono concerti e spettacoli.

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Se siete alla ricerca di una destinazione balneare con mare cristallino e natura incontaminata, vi consiglio la spiaggia di Campomarino di Maruggio nel Salento. Per il suo mare cangiante, Campomarino è definito il “mare dai sette colori”: le sue sfumature sono, infatti, incredibili e ogni giorno sono in grado di meravigliare il visitatore. Perché partire per mete esotiche, quando avete tutta questa bellezza in Puglia? Eh già, l’attrazione di Campomarino sono le sue spiagge bianche bagnate da un mare cristallino lungo la bellissima costa di 9 km. Attraversando dune di sabbia chiara, punteggiate dalla macchia mediterranea, arriverete a tuffarvi in un mare trasparente dal fondale basso. Se poi amate lo snorkeling e le immersioni, verso i 6 metri di profondità si possono ammirare numerosi sarcofagi marmorei di età romana.

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Posada, Sardegna

Si arrocca su un colle calcareo dalla cui cima osserverete uno splendido panorama. Posada, paese di tremila abitanti insignito della Bandiera arancione del Touring club e inserito nel club dei borghi più belli d’Italia, è uno dei luoghi più suggestivi dell’Isola per storia. Borgo della Baronia, nella Sardegna nord-orientale, arroccato su una rupe e dominato da un castello, ai suoi piedi una valle verde che sfocia nel mare turchese. Posada è uno dei centri sardi più antichi. Probabilmente fu un insediamento italico-etrusco (V-IV secolo a.C.). In età romana tutto ruotava attorno al portus Liquidonis, attuale San Giovanni di Posada, borgo di mare dominato da una torre aragonese. Come annuncia il toponimo latino Pausata, il paese fu stazione di sosta e luogo di frontiera. Oggi, Posada conserva il fascino medievale con un labirinto di vicoli, scalette e piazzette. Al centro si trova la parrocchiale di Sant’Antonio Abate. A sovrastare il centro, il castello della Fava del XIII secolo. Ai piedi del borgo si estende la valle del rio Posada, che si può risalire in kayak, consigliata agli amanti di natura e archeologia. Intorno al lago di Maccheronis, invece, si snodano itinerari per bici nel parco di Tepilora, una delle aree verdi più grandi e belle della Sardegna. Qui, si possono ammirare i fenicotteri rosa nello stagno di San Giovanni o rilassarsi sulla spiaggia omonima.

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Tortolì, Sardegna

Tortolì è la porta d’Ogliastra, dà accesso a un territorio multiforme e sorprendente: attorno alla città, abitata da undicimila residenti e animata da decine di migliaia di visitatori in estate, troverete spiagge tropicali, boschi e macchia mediterranea, fertili pianure e stagni, dolci colline coltivate e una particolarità, una striscia di porfido rosso che corre parallela alla costa. E’ la capitale sarda delle tortore e dei fiori. Le Rocce Rosse, poi, sono l’esempio più spettacolare. Il monumento naturale della frazione di Arbatax affiora da acque verdi smeraldo offrendo un suggestivo contrasto cromatico. Ulassai, nel Nuorese, poi, è scenario del festival musicale Rocce Rosse Blues. Accanto c’è il porto, punto d’arrivo dei turisti e luogo di imbarco alla scoperta delle splendide cale ogliastrine.

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Il mare di Tortolì è un incanto, il litorale isolano più premiato con le ‘bandiere blu’. Dietro le Rocce Rosse spicca Cala Moresca, perla ‘cittadina’ con ​scogli granitici e sabbia dorata. Poco più a sud, ecco le tonalità azzurre di Porto Frailis e il lungo Lido di Orrì: sedici chilometri di insenature nascoste e spiaggette, tra cui la splendida Cala Ginepro, con sabbia fine, sassolini levigati e un boschetto di ginepri, e San Gemiliano. Gli scogli rossi affiorano anche nel paradiso di Cea, quattro chilometri di sabbia bianca e soffice. Lo spettacolo della natura è completato da accoglienti aree verdi: il parco urbano La Sughereta e il parco Batteria, in cime a una collina, con vista su tutto il golfo. L’età nuragica ha lasciato nel territorio più di 200 monumenti, il sito di s’Ortali ‘e su Monti ne è completa rappresentazione: nei suoi sette ettari sono compresi un nuraghe complesso, una tomba di Giganti, due menhir, capanne, una domu de Janas, un muro e resti di un altro nuraghe.

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Cervo, Liguria

A circa 10 da Imperia si trova Cervo, o come viene spesso chiamato Cervo Ligure, sorto su una collina che si tuffa nel mare, inserito tra I borghi più belli d’Italia. Anche il suo nome ha origini lontane. Secondo alcune fonti storiche, pare che Cervo derivi dall’antica parola latina “servo” (letteralmente: offrire servizi). Questa parola era solitamente usata in epoca romana sulle insegne e sopra le entrate delle locande per indicare ospitalità. Solo nel tardo ‘500, con il diffondersi del volgare, Servo venne storpiato in Cervo. Questo borgo, il più pittoresco della Liguria, e a ridosso del mare, ha conservato nei tempi le sue caratteristiche medievali ed è oggi una vera e propria perla della Liguria apprezzata sia per la sua bellezza architettonica sia per il paesaggio unico che la circonda. Davanti abbiamo il blu e l’infinità del mare, mentre alle spalle il verde delle colline domina la scena.

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Il centro storico

Iniziate ad esplorare il centro dalla salita al castello, con la Porta Marina della Montà, che segna fino alla fine del XVIII secolo il limite meridionale delle mura del castello. Il palazzo del Cinquecento sopra i portici bassi e stretti riecheggia le costruzioni genovesi dell’epoca. Salendo, s’incontra palazzo Morchio, della fine del XVII secolo, ora municipio, appartenuto a Tommaso Morchio, ammiraglio comandante di dieci galee genovesi, che nel 1371 conquistò alla Repubblica l’isola di Malta e la città di Mazara in Sicilia. Nella piazza principale si affaccia la barocca chiesa di San Giovanni Battista. L’originale facciata concava si erge sul mare e la sera il suo campanile sembra un faro che indica l’approdo ai naviganti. Il castello del XII secolo fu costruito dai marchesi di Clavesana come propria dimora, ma nel XVII secolo fu sventrato e diviso in due parti: la superiore a volta unica conserva un affresco raffigurante Santa Caterina, l’inferiore, ridotta, ha ospitato l’ospedale e oggi è sede del Museo Etnografico. Merita anche l’antica parrocchiale dedicata a San Giorgio di Cappadocia, il cui culto i marinai avevano appreso in Oriente all’epoca delle crociate. Inoltre Cervo conta numerosi palazzi padronali come il palazzo Balleydier, una bella costruzione settecentesca affrescata dal Carrega.

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Il borgo di Cervo: storie di Marchesi, pescatori di corallo e corsari

Una visita didattica nel borgo di Cervo che consente di apprezzare la storia millenaria attraverso le sue evidenze architettoniche e culturali più significative. Le visite didattiche nel borgo di Cervo sono organizzate dalla Proloco Progetto Cervo in sinergia con il Comune. Percorsi alla scoperta di storia, architettura e paesaggio affacciati sul mare, scoprendo palazzi antichi e monumenti nel centro storico, e immergendosi nella natura intorno al borgo, tra i più belli d’Italia. Le visite didattiche sono curate dalla dott.ssa Elisa Bianchi, archeologa, il costo di partecipazione è di 7 euro (gratuito per bambini e ragazzi fino a 12 anni). Per i partecipanti è, inoltre, previsto l’ingresso ridotto al Museo Etnografico. Prenotazione obbligatoria: Elisa Bianchi 3385959641. Per informazioni: ufficio IAT 0183406462, int.3 infocervo@cervo.com.

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Il Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo

La musica e Cervo hanno un legame profondo che dura ormai dal 1964; anno in cui è stato fondato il “Festival Internazionale di Musica da Camera, anche soprannominato Cervo Festival, che richiama musicisti e spettatori da tutto il mondo. In questa cornice magica, nelle sere d’estate, è possibile lasciarsi trasportare dalle note di alcuni dei musicisti di musica classica più famosi al mondo. E’ nato grazie a Sandor Vegh, violinista ungherese, che vide grandi potenzialità nella caratteristica facciata concava della Chiesa di San Giovanni. Grazie a questa curiosa peculiarità architettonica, l’acustica della centrale Piazza dei Corallini è pressoché impeccabile. Oltre al Cervo Festival, molti altri eventi caratterizzano e scandiscono le giornate e le serate estive. Tra questi il Cervo ti Strega“: un evento culturale e letterario di più giorni. I cinque scrittori finalisti dell’ambito “Premio Strega” sono i protagonisti di questa manifestazione.

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Campiglia Marittima, Toscana

Fare un viaggio a Campiglia Marittima significa visitare uno dei borghi più belli della Costa degli Etruschi. Adagiato su un colle dal quale guarda il mare Tirreno e la campagna circostante odorosa di aromi selvatici, Campiglia Marittima è uno dei borghi più belli della Val di Cornia, sebbene il nome “Marittima” richiami il mare. La sua storia è segnata dalla presenza di giacimenti minerari dai quali, a partire dagli etruschi, vennero estratti minerali e metalli, quali rame, piombo argentifero, ferro e marmo, essenziali per il commercio del paese fino ai giorni d’oggi. L’atmosfera medievale è stata protetta nel corso degli anni dalle mura che circondano il cuore della città e dalle tradizioni che tengono in vita sapori e pratiche perdute. Passeggiare per le caratteristiche vie del centro storico farà perdere al visitatore la cognizione del tempo, una volta varcata la cinta muraria da una delle tre entrate principali si è subito stupiti dall’armonia architettonica degli edifici storici, le botteghe artigianali, le locande, ed i musei si affacciano invitando i passanti ad entrare.

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L’arte e i monumenti

Il dominio di Firenze sulla città è impresso nei mattoni del Palazzo Pretorio sulla cui facciata sono ancora visibili gli stemmi dei podestà che si sono susseguiti in epoca rinascimentale. Dal borgo si scorge il promontorio dell’Argentario e nei giorni di cielo sereno anche la Corsica. A 281 metri si trova la Rocca di Campiglia, che comprende l’edificio del cassero, l’antica cisterna, l’imponente parete merlata con bifora dell’edificio gentilizio e l’acquedotto degli anni ‘30. Dentro le antiche mura si concentra poi il cuore del borgo. Il Palazzo Pretorio è il simbolo del potere politico e militare che sovrasta gli altri edifici con la sua torre dell’orologio completata da una bella campana. Oggi il Palazzo ospita l’Archivio Storico, la Biblioteca dei Ragazzi “Il palazzo dei Racconti”, il Museo Carlo Guarnieri e il Museo del Minerale.  Tra le chiese vale la pena vedere la Pieve di San Giovanni, splendido esempio dello stile romanico-toscano, e la Chiesa di San Lorenzo, che ospita il Museo d’Arte Sacra. Notevole, infine, il Teatro dei Concordi, sede di importanti rappresentazioni.

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I borghi, i piccoli paesi, gli angoli nascosti sembrano più leggeri la sera,
quando la gente lascia le spiagge 

e il bagnino chiude gli ombrelloni, quando i colori appaiono più veri nell’aria fresca e il campanile segna un’ora
che esiste solo d’estate.

Io, ogni volta, me li immagino e li vivo così, ma il paese per me è il luogo del futuro, è il luogo dove impiantare la sagra del futuro, non è la conservazione del passato.

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Gole dell’Alcantara, canyon naturale in Sicilia

Gole dell’Alcantara, cosa vi viene in mente? Se state pensando ad un viaggio in un luogo incredibile che sembra appartenere ad un altro pianeta, vi consiglio questa ulteriore tappa in Sicilia, dopo avervi accompagnato alla scoperta della Riserva dello Zingaro, dove esiste uno spettacolo plasmato dalla natura: le Gole dell’Alcantara. A dispetto di come si potrebbe pensare, queste incredibili gole non sono il risultato dell’incessante scorrere del fiume, ma sono state sono state formate dalle sue acque, che scendendo su enormi colate laviche raffreddate dalle attività vulcaniche della zona, creano queste forme particolari.

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Gole dell’Alcantara, canyon naturale in Sicilia

Canyon naturale formato dalla solidificazione del magma eroso dal tempo e dalle acque del fiume Alcantara, le gole offrono uno spettacolo impressionante nella bellissima Sicilia. Si trovano nella Valle dell’Alcantara, tra i comuni di Castiglione di Sicilia e di Motta Camastra, nel punto dove termina la catena montuosa dei Peloritani (tra le province di Catania e Messina). Si tratta un territorio di 1928 ettari con gole alte fino a 25 metri e larghe dai due ai cinque metri. Il raffreddamento della lava nell’acqua del fiume ha scolpito rocce dalle forme sorprendentemente fantasiose e originali. Per tutelare questo incredibile territorio negli anni ’60 è stato fondato il Parco Botanico e Geologico dell’Alcantara che si estende nel Parco Fluviale dell’Alcantara.

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Storia e origini delle Gole 

L’Alcantara è un fiume della Sicilia che nasce a 1250 metri di altitudine e scorre, tra le pietre lavica, sul versante settentrionale dell’Etna, per sfociare nel Mar Ionio. Il suo nome viene da un ponte arabo vicino alla foce di Giardini-Naxos. Al qantarah, parola che in arabo significa ponte, ha dato il nome proprio al fiume. Le attività vulcaniche della regione hanno ripetutamente modellato il letto del fiume, che in estate vede il suo corso molto ridotto, e hanno scavato le impressionanti gole dell’Alcantara. Le pareti sono costituite da organi basaltici alti diverse decine di metri, e i sentieri sono molto stretti. 

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Negli ultimi due secoli, poi, la foresta indigena è stata ridotta e soppiantata dalla macchia. I platani (Platanus orientalis), le ginestre o le peonie sono ancora presenti. Accanto al fiume, arrivano i fiori con la primavera: una varietà molto grande e colorata, viole, papaveri, anemoni, mirti, rosa canina, fichi d’india, trementine, allori e orchidee sono molto comuni.

E la fauna?

La fauna è interessante anche con molti uccelli (come il falco pellegrino o l’hobbit) e piccoli mammiferi non presenti altrove come la martora, il ghiro e una specie di rana, tanto che una parte del fiume sia stata dichiarata Riserva Naturale.

Cosa vedere

L’itinerario di visita alle Gole dell’Alcantara prevede il passaggio al Parco Botanico e Geologico dove con l’aiuto di moderne installazioni multimediali, è possibile informarsi sulle origini del luogo. È arrivato, quindi, il momento di immergersi nella natura incontaminata del parco, seguendo il sentiero che conduce fino alla Sorgente di Venere lungo il corso del fiume.

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Il Sentiero delle Gole

Sul territorio di Motta Camastra, in località Fondaco Motta, si trova la gola più imponente e famosa dell’Alcantara, lunga più di 6 km e percorribile facilmente per i primi 3 chilometri. All’inizio delle gole c’è una spiaggetta accessibile solo all’inizio della bella stagione, prima che l’acqua diventi troppo alta. Il Sentiero delle Gole costeggia la sponda sinistra del fiume e passa attraverso agrumeti e punti panoramici. Il trekking fluviale e il body rafting (solo nelle stagioni più calde) sono i modi più avventurosi per esplorare le Gole dell’Alcantara.

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Il sentiero attraversa interessanti punti della valle dell’Alcantara, numerose sono le deviazioni che potete prendere dalla strada principale che vi permetteranno di personalizzare i percorsi, scegliendo differenti tratti da attraversare. Si parte dal Ponte di Mitogio costeggiando il fiume, da qui potete seguire il percorso che sale verso il monte Miramare o che costeggia le Gole di Larderia.

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Lo sapevate che?

Dal 2017, sono stati creati due nuovi sentieri per poter scoprire le meravigliose gole dell’Alcantara: il primo è il Sentiero di Eleonora che inizia nel Parco Botanico e Geologico, dove le bellissime vedute sui canyon si susseguono per oltre 600 metri. Questo percorso comprende la discesa alla spiaggetta tramite ascensore. Il secondo è il Sentiero del Giardino Mediterraneo, che inizia dal Sentiero di Eleonora: attraversa un rigoglioso agrumeto siciliano, e porta fino ai bacini della fitodepurazione, dove si potrà imparare tutto sul sistema naturale di depurazione delle acque.

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Il canyoning

Per i più coraggiosi e i meno freddolosi, è possibile percorrere una parte delle gole con il canyoning, equipaggiata con trampolieri o anche con una muta. Si cammina poi nel mezzo della gola stessa. Informatevi, però, e in anticipo, sul livello dell’acqua e sulle condizioni meteorologiche. E’ consigliato avventurarvi con una guida locale esperta. Il canyoning è, dunque, una delle attività altamente raccomandate da fare nelle gole dell’Alcantara. I percorsi per gli escursionisti sono molto interessanti, ma c’è anche la possibilità di fare tour ed escursioni organizzate da Taormina, Catania e altre città della Sicilia.

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Altre escursioni

  • Piccole Gole dell’Alcantara;
  • Sentiero del Castello di Calatabiano;
  • Sentiero Castiglione di Sicilia;
  • Rive dell’Alcantara;
  • Sentiero Gole di Larderia;
  • Sentiero Montagna Grande.

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Consigli utili

Per accedere all’ingresso ed entrare nella gola, si consiglia di indossare stivali di gomma, che potrete anche noleggiare sul posto. L’acqua delle gole è gelida e il fondo del fiume è cosparso di rocce sporgenti.

Come arrivare alle gole dell’Alcantara?

Le gole dell’Alcantara si trovano a 13 km da Giardini, località balneare della Sicilia nord-orientale. Ecco l’itinerario da seguire in auto: da Taormina, andare fino alla località balneare di Giardini. All’uscita di Giardini, prendere la strada statale SS185 in direzione Francavilla di Sicilia. Sulla SS185 si attraversa il piccolo villaggio di Gaggi. L’ingresso della gola si trova a 5 chilometri dal villaggio. Per i visitatori c’è a disposizione un parcheggio gratuito, oltre a servizi di ristorazione e aree picnic.

Da Messina potrete percorrere la SS n.114 e deviare verso i Giardini Naxos in direzione Francavilla di Sicilia. Da lì, troverete le indicazioni per le gole di Alcantara. Da Catania, poi, imboccate l’autostrada in direzione Messina e uscite Giardini Naxos. Proseguite verso Francavilla di Sicilia e troverete l’ingresso ai Giardini di Naxos.

 

Ambienti incontaminati e scenari mozzafiato, tradizioni da scoprire, luoghi da visitare.

La Sicilia ha il richiamo del mare, il fascino dei miti antichi, il profumo dei sogni, le forme dell’accoglienza, la bellezza delle persone.

La Sicilia è un’isola complessa, ma puoi percepirne il segreto tutte le volte che ti meravigli, che ti accorgi di un dettaglio, che impari una parola nuova, che guardi una piazza, che osservi le meraviglie della natura, che fai entrare la luce negli occhi guardando il mare…

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Modena, tra storia, arte, cibo e motori

Modena, tra storia, arte, cibo e motori. Cinta dai fiumi Secchia e Panaro proprio al centro dell’Emilia Romagna, è una piccola città bomboniera ricca di fascino, nobile e borghese, ancora oggi, perfetta nel suo insieme. Una città piena di alberi, dinamica, affascinante, seducente e di una eleganza raffinata. Modena è una perla preziosa da ammirare per i tesori architettonici che custodisce, di grande fascino e suggestione. Nel 1997l’Unesco ha riconosciuto il valore universale del complesso di Modena, dichiarando la Cattedrale, la Torre Civica e Piazza Grande Patrimonio dell’Umanità, quali “testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione scomparsa”. L’antica storia della città, infatti, potrete riviverla passeggiando tra i monumenti del centro storico: traccia dell’importante passato della città.

Modena, tra storia e curiosità

Le origini di Modena risalgono probabilmente al periodo etrusco, ma le prime notizie sicure sulla città si hanno all’inizio del II secolo a.C. e coincidono con l’espansione di Roma, quando venne creata la grande arteria della via Emilia e Mutina fu proclamata colonia romana. Dopo il breve dominio mantovano nel 1289, Modena tornò, nel 1336, alla casata degli Estensi che la governarono fino al 1796. Diventò la “città estense” per antonomasia solo nel 1598, quando il duca Cesare d’Este trasferì da Ferrara a Modena la capitale del suo ducato. Con il boom economico, negli anni del dopoguerra, Modena ha conosciuto un periodo di benessere senza precedenti.

Maserati Modena

Un successo legato all’affermarsi di industrie come Ferrari, Maserati o Panini, o come i poli ceramico di Sassuolo, tessile di Carpi e biomedicale di Mirandola, e alla valorizzazione dei prodotti tipici della regione.

Modena e la sua arte: ecco cosa vedere

Se state pensando di trascorrere qualche giorno a Modena, vi propongo un itinerario di viaggio di cosa vedere, assolutamente, in città e dintorni, in uno o più giorni. La vostra visita “nella city” non può che iniziare da Piazza Grande, cuore della città, dove troverete il Duomo di Modena, la Ghirlandina e il Palazzo Comunale. Dopo una sosta d’obbligo al Duomo caratterizzato da loggette, salite sulla Ghirlandina, il campanile simbolo della città, percorsi i 200 scalini la vista sulla città è incredibilmente magnetica. Se avete tempo, fate visita ai Musei del Duomo.

Piazza Grande e Palazzo Comunale

Cuore pulsante e vivo della città, Piazza Grande è la piazza principale di Modena, situata in pieno centro storico. Vi si affacciano il Duomo, l’Arcivescovado e il Palazzo Comunale, che chiude col suo porticato il lato orientale e settentrionale della piazza. Non si tratta, in realtà, di un unico palazzo, ma del risultato della ristrutturazione sei-settecentesca di numerose costruzioni sorte in epoche diverse, armonizzate allo scopo di organizzarle in un unico, omogeneo complesso edilizio. Al suo interno sono visitabili le splendide sale storiche: Sala della Torre Mozza (così chiamata perché è ancora visibile il muro di un’antica torre civica che testimonia le origini medievali del Palazzo), Camerino dei ConfirmatiSala del Fuoco, Sala del Consiglio Vecchio, Sala degli Arazzi e Sala dei matrimoni.

Piazza Grande e Palazzo Comunale

Il Duomo di Modena e la Ghirlandina

Il Duomo di Modena è tra i maggiori monumenti della cultura romanica in Europa. Fu fondato il 9 giugno del 1099 per iniziativa delle varie classi sociali cittadine, come affermazione dei valori civici, culturali e religiosi della nascente comunità. L’architetto Lanfranco e lo scultore Wiligelmo realizzarono la cattedrale, che ospita il sito del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modenain una sintesi fra la cultura antica e la nuova arte lombarda, creando un modello fondamentale per la civiltà romanica. Dalla fine del 1100 fino al Trecento il cantiere fu proseguito dai Maestri Campionesi.

Duomo di Modena e Ghirlandina

A fianco dell’abside del Duomo, con i suoi 89,32 metri, si proietta verso l’alto la torre Ghirlandina. Una curiosità. La Ghirlandina è stata battezzata dai modenesi con questo vezzeggiativo per il doppio giro di balaustre che incoronano la guglia, “leggiadre come ghirlande”.

Galleria Estense

La Galleria Estense è una delle tappe imperdibili di Modena che merita una lunga sosta per poter ammirare la collezione d’arte dei duchi d’Este: al suo interno troverete opere di Guercino, Annibale Carracci e Dosso Dossi. Sul sito ufficiale gallerie-estensi.beniculturali trovate le informazioni su orari e aperture. Istituita nel 1854 da Francesco V d’Austria-Este e collocata dal 1894 nell’attuale sede del Palazzo dei Muse. L’edificio comprende quattro saloni e sedici salette espositive dedicate all’importante patrimonio artistico accumulato dai duchi d’Este fin dagli anni della signoria ferrarese.

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Galleria Civica

Attiva dal 1959, la Galleria civica di Modena, storica istituzione pubblica della città, è da oltre 50 anni uno dei centri di produzione culturale più autorevoli nel panorama nazionale dell’arte contemporanea.
Dal 1963, anno in cui inizia a svolgere attività permanente, la Galleria civica di Modena stabilisce la sua sede nel settecentesco Palazzo dei Musei. Dalla primavera 1995 si trasferisce nell’appena ristrutturato Palazzo Santa Margherita, ubicato in una delle più suggestive zone del centro storico della città.

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Palazzo Ducale

Uno degli edifici più belli della città è sicuramente il Palazzo Ducale di Modena, sede della Corte Estense, che fu realizzato dai più grandi artisti dell’epoca come Avanzini, Berlini, Borromini e Pietro da Cortona. Secondo molti si tratta del primo palazzo barocco d’Europa, quello in cui vennero cioè per la prima volta realizzati i canoni dell’arte seicentesca. È monumentale e ricchissimo, d’arte e di storia: un gioiello degno delle ambizioni di chi lo volle. Per grandezza e fasto, ben potrebbe essere annoverato tra le più prestigiose regge a livello europeo.

palazzo ducale di Modena

Oggi è sede dell’Accademia Militare: l’unico Istituto di formazione di base per gli Ufficiali in servizio permanente dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri.​L’elegante facciata si presenta con tre piante di finestre affiancate, coronate da balaustre con statue. Con il suo elegante loggiato a due piani, il Cortile d’Onore è un capolavoro dell’architettura barocca. Da qui si accede allo Scalone d’Onore ornato da statue romane, che porta al Loggiato e alle numerose sale dell’Appartamento di Stato. Non perdete una visita al Foro Boario di Modena, un incredibile struttura che, oggi, ospita la Facoltà di Economia.

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Dopo aver visitato la chiesa di Sant’Agostino, di origini trecentesche, che venne trasformata nel Seicento diventando il Pantheon dei duchi e delle duchesse d’Este, raggiungete il monumentale di Modena, San Cataldo. Raggiungete il chiassoso mercato storico Albinelli, il mercato storico della città. Tra i banchi troverete tante prelibatezze da assaggiare. Modena è patria dell’aceto balsamico, proprio per questo non potete perdere una visita all’Acetaia comunale che si trova nel sottotetto del Palazzo Comunale.

Chiesa di Sant’Agostino

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Cimitero Monumentale San Cataldo

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Storico Mercato Albinelli di Modena

mercato Albinelli

L’Acetaia comunale

Acetaia di Palazzo Comunale

 

Museo della Figurina, per bambini e non solo

Non dimenticate, poi, una tappa al Museo della Figurina. Nato per volontà e passione di Giuseppe Panini, fondatore delle Edizioni Panini, il Museo della Figurina è allestito in un’ampia sala espositiva, nella quale si trovano sei armadi, corrispondenti a sei grandi album da sfogliare. Al loro interno è ripercorsa l’intera storia della figurina, dagli esordi alle più innovative tecniche di produzione.

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Oltre a dare i natali a Enzo Ferrari, fondatore della gloriosa scuderia automobilistica, Modena è anche la patria della lirica: proprio qui, infatti, è nato Luciano Pavarotti, il tenore italiano più famoso al mondo. Da mettere in programma, dunque, una visita alla Casa Museo Pavarotti.

Casa Museo di Luciano Pavarotti

La Casa Museo di Luciano Pavarotti, progetto a cura della Fondazione, fa parte di questo piccolo, grande mondo modenese: un luogo capace di far conoscere ai suoi visitatori il ritratto del Grande Maestro nella sua veste di uomo di scena, così come nella sua veste più intima e privata di uomo legato alla sua terra, alla quale ritornava in ogni momento di pausa dal lavoro. Si trova nel cuore della campagna modenese, proprio alle porte della città verso le colline, e rispecchia l’animo allegro, gentile e vibrante del Maestro: ogni centimetro riflette la sua personalità poiché rivela l’uomo dietro le quinte.
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Il Teatro Comunale Luciano Pavarotti

Il Teatro Comunale fu inaugurato nel 1841 con la denominazione Teatro dell’Illustrissima Comunità. Dall’ottobre 2007, è stato intitolato “Teatro Comunale Luciano Pavarotti”, in memoria del grande tenore modenese a un mese dalla sua scomparsa

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Prima di lasciare la città non perdete una visita, se siete appassionati di motori, alla Casa Museo Enzo Ferrari e al Museo Ferrari di Maranello.

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Modena e i motori

Tappa obbligata per gli appassionati di corse automobilistiche e non solo, il Museo Enzo Ferrari, inaugurato nel 2012, ospita la casa in cui nacque Enzo Ferrari nel 1898 e la galleria espositiva, l’ormai famoso “cofano” di alluminio giallo che l’avvolge. Un edificio futuristico al cui interno vi si può ammirare un allestimento flessibile che rappresenta la storia, gli attori, i luoghi e le competizioni dell’automobilismo sportivo modenese.

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Vale una fermata anche all’Orto Botanico dell’Università di Modena, nel cuore del centro storico, fondato nel 1758, per volontà del Duca Francesco III d’Este, che destinò una parte del giardino di corte alla coltivazione e alla dimostrazione delle piante medicinali.

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Il Giardino Ducale Estense è un giardino fatto costruire ancora verso la fine del XVI secolo, quando il duca Cesare diede ordine di recintare adeguatamente un ampio spazio incolto situato a Nord del palazzo, e per circoscrivere l’area fu utilizzata una semplice siepe. Il parco del Giardino Ducale Estense è fortemente caratterizzato dal disegno originario e dalla presenza della pregevole palazzina Vigarani che emerge in tutte le principali prospettive. Sul piano vegetazionale va sottolineata la presenza di alberi appartenenti a diverse specie di notevole grandezza e importanza.

giardino ducale estense

Quindi, lasciandovi alle spalle la magia del centro storico di Modena, potete raggiungere il Parco Giovanni Amendola: un’oasi verde di oltre centosettantamila metri quadrati all’interno di Modena. Il parco presenta soluzioni non convenzionali e di valore artistico nella costruzione di collinette perfettamente circolari e nell’utilizzo calcolato del cemento, soluzioni che creano un paesaggio naturale simile ai mondi di Super Mario.

Parco Giovanni Amendola

Cosa mangiare a Modena: i prodotti tipici

La cucina modenese è rinomata in tutta Italia ed è molto antica, tanto che viene citata già in alcuni libri del 1300, tra cui il Decameron del Boccaccio, dove ritroviamo i famosi tortellini (più piccoli e la loro forma sarebbe legata a una leggenda che trae spunto dal poema “La Secchia Rapita” del Tassoni) o cappelletto (la cui forma, come il nome lascia intendere, ricorda quella dei cappelli indossati durante il Medioevo: turtlén (in dialetto bolognese) o del turtlèin (in quello modenese) o  caplèt (in romagnolo). Tradizioni antiche che uniscono realtà e leggenda, sapori semplici e al tempo stesso ricercati, e grandi piatti che si contendono il primato: Emilia v/Romagna.  Il “vero” cappelletto è decisamente romagnolo mentre il “vero” tortellino emiliano.

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Uno dei pezzi forti della gastronomia modenese è la carne di maiale, che trova espressione nei marchi di origine del Prosciutto di Modena, del cotechino IGP e dello zampone.

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Tante le prelibatezze da assaggiare a Modena, tra cui lo gnocco fritto, solitamente accompagnato con salumi, formaggi o servito al posto del pane e le crescentine (da impasto che cresce), note comunemente come tigelle, sono delle focaccine tipiche modenesi, preparate con un impasto a base di farina, strutto, lievito e acqua. Che dire, poi, del rinomato borlengo? Una cialda molto sottile e croccante tipica dell’area collinare. La città è nota nel mondo anche, non ultimo, per il Lambrusco di Modena Dop, uno dei fiori all’occhiello dell’enologia emiliana.

gnocco fritto tigelle lambrusco

Aceto Balsamico di Modena

Tra i prodotti d’eccellenza della gastronomia modenese, conosciuto in tutto il mondo, non si può non menzionare ancora l’aceto balsamico di Modena, che, al pari di tutte le altre Dop e Igp è pienamente tutelato contro ogni possibile evocazione che possa indurre in errore i consumatori. C’è un solo modo per fare l’Aceto Balsamico di Modena I.G.P.  Quale? Deve essere prodotto esclusivamente nelle acetaie delle province di Modena e Reggio Emilia con i mosti ottenuti dai 7 vitigni più coltivati in Emilia Romagna – Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni. Nasce dalla sapiente unione tra mosto cotto da questi vitigni selezionati e dal pregiato aceto di vino.

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E, dulcis, ma non ultimo, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano: due grandi eccellenze italiane conosciute in tutto il mondo. Benché simili, però, sono facilmente confondibili, ma è sbagliato.

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Il Parmigiano Reggiano è nato nelle comunità monacali dell’Emilia Romagna mentre il Grana Padano è nato nell’Abbazia di Chiaravalle, in Lombardia. Il Parmigiano Reggiano si produce solo nelle province di Parma, Reggio Emilia, Bologna, Modena e Mantova.  Il Grana Padano si produce, invece, nella zona della Pianura Padana, da cui il formaggio prende il nome, che abbraccia ben 32 provincie, tra Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto. Si tratta quindi della zona della Pianura Padana, da cui il formaggio prende il nome. 

I principali eventi nella città di Modena

Il 31 gennaio, di ogni anno, viene celebrata a Modena la festa del Patrono, san Geminiano, durante la quale vengono esposte in Duomo le reliquie del Santo, mentre nel centro storico della città si svolge la fiera con le tradizionali bancarelle per la vendita di prodotti extralimentari e degustazioni di prodotti tipici.

San Geminiano di Modena

Dal 2018, è approdato a Modena uno degli eventi più amati dai golosi. Si tratta di Sciocolà, il Festival del cioccolato, che nel 2019 ha visto l’esposizione di una replica in cioccolato della Ferrari F2004 di Michael Schumacher. La terza edizione, che avrebbe dovuto svolgersi dal 30 ottobre al 1 novembre 2020, è stata rinviata al 2021 a causa dell’emergenza Covid (29 ottobre – 1 novembre).

sciocola

Tra gli appuntamenti annuali da non perdere, c’è anche il Festivalfilosofia che a settembre anima per tre giorni la città, con lezioni magistrali, mostre, concerti, film, giochi e cene a tema. È libertà il tema della 21ª edizione della manifestazione, che si terrà il 17, 18 e 19 settembre 2021 a Modena, Carpi e Sassuolo.

festivalfilosofia

Cosa vedere a Modena e dintorni?

Ecco una lista di luoghi e tappe “fuori porta” che meritano di essere programmate e che lascio a voi l’incanto di scoprirle in libertà:

    • Castello di Rossena
    • Fiumalbo
    • Pievepelago
    • Fanano
    • Maranello
    • Sestola
    • Montecuccolo
    • Rocca di Montese
    • Guiglia
    • Castelvetro
    • Rocca di Montefiorino
    • Rocca di Vignola
    • Sassuolo
    • Carpi
    • Castello di Rangone
    • Nonantola
    • Reggio Emilia
    • Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina

Questa è “la mia” Modena, e tanto altro, oltre ad essere la terra natale di chi scrive. Mi piace raccontare la storia delle città e dei luoghi che ho visitato, anche quando, qui, ci ho vissuto per 35 anni, prima di “farmi adottare” in  Liguria.

Le città che quando cammini non ti rendi conto del tempo e ti perdi all’angolo, tra un dettaglio e lo stupore.

Le città sono come le persone. Hanno un nome che le distingue e pregi, difetti e particolarità che conferiscono loro un carattere preciso. Ma c’è sempre qualcosa che sfugge, labile e indefinibile, così da renderle sempre nuove e inaspettate ogni volta che le si rivede.

Questo mi succede, tuttora, a Modena…

 

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Nasce in Liguria il Centro Italiano dedicato alla Lavanda

Nasce in Liguria il Centro Italiano dedicato alla Lavanda. Nella riviera di Ponente il primo Centro Italiano di formazione, cultura, ricerca e produzione della lavanda: una novità assoluta per fornire a livello nazionale tutto il supporto scientifico e culturale, ma anche di esperienza, necessario allo sviluppo delle attività di coltivazione, diffusione e promozione della lavanda.

Il primo Centro Italiano in Liguria e le realtà coinvolte

Il Centro Italiano di Formazione Cultura Ricerca e Produzione Lavanda nasce in questi giorni, ma è figlio delle solide basi dell’esperienza maturata negli ultimi sei anni con il progetto Lavanda della Riviera dei Fiori, grazie alla collaborazione dei Comuni delle province di Imperia, Savona e Cuneo. La finalità è quella di “fare rete” o “fare sistema” e costituire un valido e reale punto di riferimento per la tutela e lo sviluppo di una produzione come quella della Lavanda.

La lavanda, tra storia, usanze e curiosità

La lavanda è una pianta meravigliosa, dal colore viola e il profumo intenso, utilizzata in campo estetico, erboristico e casalingo e il cui utilizzo affonda le proprie radici nell’antica tradizione nel nostro Paese.
Il nome francese lavande deriva dal verbo lavare e la pianta è originaria della zona del mediterraneo anche se si coltiva in tutto il mondo. E’ solo in Provenza però che possiamo ammirare dei paesaggi unici con infinite distese di campi di lavanda tanto che a giugno e luglio si festeggia la Festa della Lavanda.

Storia della lavanda

Questa pianta ha una storia molto interessante e delle usanze davvero curiose. Già nel medioevo si utilizzava per lavare e disinfettare i pavimenti e al tempo degli antichi romani si mettevano dei rametti di lavanda nell’acqua dei bagni termali e si usavano per preparare infusi e decotti per la bellezza della pelle e dei capelli. Lo sapevate che la lavanda era la pianta degli innamorati che, per dimostrare il loro affetto, si scambiavano mazzolini di lavanda?

Usanze

L’utilizzo della lavanda era molto usata anche per aromatizzare il cibo e per curare le malattie. Una leggenda provenzale narra che i guantai di Grasse utilizzavano l’olio di lavanda per profumare i pellami e grazie a questo divennero immuni dalla peste. Nell’800 venivano usate alcune gocce di essenza di lavanda nell’acqua del bucato e ancora oggi si utilizza per profumare gli ambienti. L’olio di lavanda, non a caso, è indicato per le palpitazioni di origine nervosa. Secondo alcuni studi, inoltre, il profumo della lavanda calma l’ansia e stimola addirittura la produttività in un ambiente di lavoro.

La lavanda, poi, ancora oggi, è considerata un portafortuna e una sorta di amuleto per garantire prosperità e fecondità a chi la indossa…

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L’8 marzo: storia e significato

L’8 marzo: storia e significato. Una data conosciuta in tutto il mondo per essere la festa della donna. In realtà parlare di festa è improprio: questa giornata è, infatti, dedicata al ricordo e alla riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche del genere femminile, dunque è più corretto parlare di giornata internazionale della donna.

L’8 marzo, la storia della festa delle donne

La storia della festa delle donne risale ai primi del Novecento. Per molti anni l’origine dell’8 marzo si è fatta risalire a una tragedia accaduta nel 1908, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dell’industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio.

L’incendio del 1908 è stato però confuso con un altro incendio nella stessa città, avvenuto nel 1911, il 25 marzo, della Triangle Shirt Waist Company, e dove si registrarono 146 vittime (39 italiani), fra cui molte donne, che vi rimasero intrappolate, bruciando vive o lanciandosi dalla finestre dell’ottavo e nono piano dell’Asch Building, oggi sede del Dipartimento di scienze della New York University.

Chi erano le vittime? E quali furono le cause dell’incendio?

Le vittime dell’incendio erano per la maggior parte giovani immigrate che lavoravano 14 ore al giorno, 6 giorni a settimana, per una manciata di dollari. I proprietari, per timore che le “sartine” si allontanassero dal posto di lavoro, avevano dato ordine di chiudere a chiave le porte: quando scoppiò il rogo, l’Asch Building si trasformò in una trappola mortale.

Lo sapevate che?

I resti delle vittime non riconosciute furono sepolti nel cimitero di Evergreens, al confine tra Brooklyn e Queens. A distanza di un secolo, gli ultimi 6 ignoti, 5 donne e un uomo, sono stati identificati e rivelati nel 2011, nel centenario della tragedia, grazie alla tenacia del ricercatore Michael Hirsch.

Peccato però che, al processo, i proprietari della fabbrica, Max Blanck e Isaac Harris, non vennero dichiarati colpevoli di alcun reato e i lavoratori del settore tessile scesero in piazza per alcune settimane di fronte all’edificio, fino a quando la municipalità decise di adottare misure di sicurezza a tutela dei lavoratori.

L’origine della Festa è legata alla rivendicazione dei diritti delle donne

Tuttavia, i fatti che hanno realmente portato all’istituzione della festa della donna sono in realtà più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto (30 gennaio 1945).

Sì, possiamo dire che la Festa della donna ha origine dei movimenti femminili politici di rivendicazione dei diritti delle donne di inizio Novecento, in termini di conquiste sociali, economiche e politiche, di discriminazioni e delle violenze di cui le donne sono state, e sono ancora, oggetto in quasi tutto il mondo. Per alcuni anni la giornata delle donne è stata celebrata in giorni diversi nei vari Paesi del mondo.

A San Pietroburgo, l’8 marzo 1917, le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra. In seguito, per ricordare questo evento, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste che si svolse a Mosca nel 1921 fu stabilito che l’8 marzo diventasse la Giornata internazionale dell’operaia.

In questa tendenza si è inserita anche l’Italia nel 1922, che ha celebrato la sua prima Festa della Donna il 12 marzo dello stesso anno.

Il 1975 è stato definito dalle Nazioni Unite come l’Anno Internazionale delle Donne e dall8 marzo di quell’anno i movimenti femministi di tutto il mondo hanno manifestato per ricordare l’importanza dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne.

Di chi fu l’idea di proporre come simbolo la mimosa?

Fu importante, per la Festa della Donna, la fondazione dell’Unione Donne Italiane, associazione femminile nata nel 1944. L’UDI, in particolare, era alla ricerca di un fiore che potesse contraddistinguere la Giornata. L’idea della mimosa fu proposta da Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.

In moltissimi paesi, del resto, è tradizione regalare fiori alle donne l’8 marzo, ma la relazione tra i fiori di mimosa e la Festa della donna c’è solo in Italia.

L’8 marzo, oggi?

L’8 marzo, oggi, ha un po’ perso il suo valore iniziale. Mentre ci sono organizzazioni femminili che continuano a cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi di varia natura che riguardano il sesso femminile – come la violenza contro le donne e il divario salariale rispetto agli uomini – molte donne considerano questa giornata come l’occasione per uscire da sole con le amiche, lasciando mariti, compagni e figli a casa, e concedersi qualche “sfizio“, che magari in altre serate non sarebbe permesso, restrizioni covid permettendo…

Voi, come lo vivete, oggi, al tempo del Coronavirus e, più in generale, questo giorno “di festa”?

La strada da compiere è tutt’altro che conclusa e siamo ancora lontane dal constatare che le diseguaglianze sono state superate e i femminicidi in calo (anzi, rimangono costanti, crescendo quindi in percentuale rispetto al totale). Sì, perché sotto questa luce, il 2020 è stato un annus horriblis, anche per quanto riguarda i femminicidi, il peggiore in termini di percentuali dal 2000.

E, va detto, non basta un ramoscello di mimosa per dare la giusta importanza all’8 marzo, no?

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