Sciogliere i nodi. Si può e si deve.
Il nodo ferma, stringe, blocca.
Ognuno è il nodo di qualcuno o qualcosa.
La bellezza di un nodo non è quando lo stringi, ma anche quando lo sciogli. Quando impari a scioglierlo.
E’ una fase – questa – di “apprendistato” con i nodi, di s-legami, di pettine, di voglia di essere libera, dentro. Libera di imparare una nuova vita, di non dover dipendere dalla paura, dalla famiglia, che non c’è e c’è altrove, dal peso specifico dei ricordi, delle promesse, delle illusioni che mi sono servite da paracadute. Una nuova rinascita partendo dai nodi, quelli più antichi che resistono, ma non vincono più su di me, non di diritto. Spetta a me: vincere o perdere.
E, come scrive il mio maestro, «Perciò, anche se i risultati al momento non sono quelli che avevamo sperato, alla fine vinceremo e potremo guardare indietro con gratitudine rendendoci conto che siamo stati davvero protetti e che tutto ciò che è accaduto ha un profondo significato. Per questo è importante avanzare con grande fiducia, “non nutrire dubbi nel nostro cuore“». (Daisaku Ikeda, Buddismo e Società, 235, p.38-39)
Se sciolgo un nodo molto stretto, la corda ritorta, anziché godere la sua libertà, cerca di ritornare al nodo originario.
Così alcuni problemi della nostra vita.
Il rosa del tramonto, il viola, il vento leggero e i respiri lunghi a distendere pensieri nodosi.
Spesso ciò che è difficile è solo un nodo che nessuno ha la pazienza e la volontà di sciogliere.
Il paradosso dei legami è che in genere sciolgono dei nodi e ne creano altri.
Il nodo più difficile da sciogliere è quello che non lega nulla.
I nodi servono per ricordare. Nei quipu peruviani sembra che un intero alfabeto sia scritto coi nodi.
Basterebbe allentare un nodo per stringerlo più forte.
Il marinaio fa le cose a nodo suo. E io lo sono diventata, in mare e a terra.
E, allora, mi legherò a me. In un nodo o nell’altro.
Sono nata a Modena, correva l’anno 1972, modenese da generazioni (e me ne vanto), ma ligure di adozione dal 2007. La mia Genova, un po’ matrigna. Ti respinge, ma poi ti ama… Ho sempre sognato di fare la scrittrice: ero convinta che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo. Reporter di viaggi e inviata stampa, per vent’anni, esclusivamente sulla carta stampata, tra premi letterari e il profumo di qualche libro a mia firma. E poi? Un balzo sul digitale, nell’anno bisestile e, dulcis, al tempo del Coronavirus. Amante viscerale degli animali, della natura, del mare, dell’avventura, del viaggiare al di là dei confini del mappamondo per raccontare i veri luoghi e la vera vita della gente del mondo. Appassionata di comunicazione, letteratura di viaggio, sociale, cronaca di vita, fotografia, musica e libri. E di racconti, di storie, di tante storie da raccontare…